RECENSIONE – Antonio Artese Trio: “Two Worlds”

L'album pubblicato da Abeat rappresenta un fascinoso continuum fra musica colta e jazz, due generi solo apparentemente agli antipodi. Dal mood impressionista e dalle colorazioni tipiche del Nord Europa, il tutto impreziosito da calde incursioni mediterranee

Il pianista e compositore molisano Antonio Artese, parlando della sua musica, afferma che si tratta di un frutto ibrido, un crossover fatto di assidue frequentazioni di musica classica, di jazz e d’improvvisazione che definisce anime musicali.

Questo suo ultimo lavoro, il quarto nella sua discografia, dà materialità a questa riuscita ibridazione. Il passaggio a un trio jazz classico, insieme a Stefano Battaglia (contrabbasso) e Alessandro Marzi (batteria), consente al maestro di trovare il giusto mezzo espressivo per le sue composizioni ove emerge un pianoforte che pesa le note e non ha mai bisogno di strafare.

In TWO WORLDS le anime musicali si incontrano, si parlano e si risolvono in una cascata di note che avvolgono pienamente l’ascoltatore.

Nove brani, di cui sette originali scaturiti dal fervido estro compositivo di Artese, mentre Lila (ninna nanna ucraina) e Un bel dì (aria della Madama Butterfly di Giacomo Puccini) sono raffinati arrangiamenti del pianista. Non sfuggirà che le composizioni e gli arrangiamenti non sono esenti da riferimenti al Trio di Bill Evans e al minimalismo scandinavo. Da non perdere.

Foto di Paolo Soriani

Antonio Artese
Nativo di Termoli, dall’illuminante profondità melodica e spiccata sensibilità armonica, Antonio Artese è un pianista jazz e compositore assai interessante. Dalla poliedrica formazione musicale, si è esibito sia come musicista classico che da pianista jazz in Europa, segnatamente in Francia, Spagna, Belgio, Svezia, Inghilterra e Stati Uniti. Artese si è diplomato al conservatorio “Santa Cecilia” di Roma sotto la guida del maestro Massimo Marzi e ha ottenuto il dottorato in “Piano Performance” presso l’Università della California (Santa Barbara), dove è stato allievo di Peter Yazbeck e Paul Berkowitz. Inoltre, ha studiato Filosofia Teoretica presso l’Università di Chieti (Laurea Magna cum Laude) e Musicologia presso il DAMS all’Università di Bologna. Nel corso della sua brillante carriera ha stretto numerose e importanti collaborazioni con nomi altisonanti del jazz come Bill Smith, Maurizio Giammarco, Yuri Goloubev, Gabriele Mirabassi, Lello Pareti, Stefano “Cocco” Cantini, Mirco Mariottini, Gabriele Evangelista, Nate Birkey, Chris Colangelo, Jim Connolly, Luis Muñoz, Klaus Lessmann, Barbara Casini, Stefano Battaglia, Alessandro Marzi. Anche nell’ambito della musica classica, Antonio Artese ha condiviso il palco con svariati ed eccellenti musicisti del calibro di Maria Luigia Borsi, Robert deMaine, Judith Glyde, Andrew Smith, Gilles Apap, Aaron Berofsky, Brad Repp, Alberto Bologni. Ha al suo attivo quattro pubblicazioni discografiche, fra cui il CD in “Piano Solo” intitolato Italian Sketches (1996), The Change (2006), Live in Santa Barbara (2008) e Voyage (2019). Il nuovo progetto discografico Two Worlds è stato presentato in anteprima nella stagione del “Lobero Theatre” di Santa Barbara, in California, e pubblicato da Abeat Records. Attivo promotore culturale, ha dato vita a numerosi festival musicali in Italia, tra cui il Festival Adriatico delle Musiche e l’Adriatic Chamber Music Festival, Brainwaves Festival a Firenze, il ciclo di seminari Corsi Musicali ad Alba e Cryptic Music al Museo Marino Marini di Firenze. Dal 2017 Artese è Dean del Global Academic Program presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena. Nel 2020, invece, ha fondato il nuovo Argiano Baroque Music Festival, appuntamento annuale a Montalcino (provincia di Siena), oltre a essere stato co-fondatore e direttore artistico della Florentia Consort a Firenze. Da didatta, tiene masterclasse e cicli di lezioni in Italia e negli Stati Uniti.

Foto di Samantha Stout

Antonio Artese sul suo nuovo progetto discografico: «L’idea del CD Two Worlds nasce a Santa Barbara (California), in occasione di un concerto con il mio West Coast Trio, allo storico Lobero Theater, nella data palindroma del 22-2-2022. I due mondi sono quelli che ho frequentato sin dagli inizi della mia formazione musicale: l’amore per il jazz e la musica classica, l’improvvisazione e la composizione, la cultura italiana e quella degli Stati Uniti – e della California in particolare – dove ho vissuto a lungo. L’album è una collezione di sette composizioni originali e due arrangiamenti che vogliono rappresentare la riconciliazione e il superamento di questi apparenti dualismi. La scrittura, concepita per il trio acustico con pianoforte, si ispira ora al trio evansiano, ora al minimalismo nordeuropeo. La palette armonica e timbrica da cui attingo è il frutto di viaggi, contaminazioni e frequentazioni musicali eclettiche. Una vera e propria stratigrafia musicale accumulata durante gli anni, dove frammenti melodici, contesti armonici e cellule ritmiche del trio vengono, di volta in volta, ripensati e rivisti da angolazioni diverse».

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