VISTI PER VOI – “Il primo giorno della mia vita”, la recensione

Il messaggio più forte che arriva dal film è che dal dolore e dal fallimento, ma anche dal poco amore per se stessi, si esce solo con la solidarietà, con l’amicizia, con la forza di affrontare i problemi ma anche di realizzare i propri desideri

Sospesi tra la vita e la morte. Sono quattro persone (due donne, un uomo e un bambino) che hanno conosciuto la sconfitta, l’abbandono e la mancanza di amore. Hanno la possibilità di scegliere se restare ancora in vita, dopo aver condiviso alcuni giorni di riflessione.

Il regista Antonio Genovese con Il primo giorno della mia vita ci propone un film onirico, in cui c’è un personaggio chiave, interpretato da Toni Servillo, che segue persone che hanno scelto di morire. Il tema è decisamente complesso e inquietante, ma il regista lo affronta senza derive buoniste o slanci soprannaturali.

Superata la difficoltà di entrare nel registro visionario del film, piano piano ci si concentra sul personaggio-guida: non è un angelo, sembra più un compagno di vita che aiuta le persone a compiere una scelta consapevole, accettando, se possibile, gli imprevisti, la bellezza e la fatica, inevitabile, di ricominciare.

Lo spettatore si affeziona anche ai personaggi, in attesa di provare la “nostalgia della felicità”, un sentimento da condividere con gli altri, per uscire dalla gabbia della solitudine e della depressione, con la possibilità di vedere come sarebbe la loro vita se sceglieranno di continuare a viverla.

Come dire che nessuno di noi si salva da solo, e, nell’attesa di fare questa scelta, i protagonisti vivono in una specie di limbo, in un albergo in cui giorno dopo giorno si confrontano con i loro desideri e i loro limiti, ma anche con il dolore che li ha portati al suicidio. Una scelta che saranno chiamati a confermare, ma anche a trasformare in una seconda occasione.

Il messaggio più forte che arriva dal film è che dal dolore e dal fallimento, ma anche dal poco amore per se stessi, si esce solo con la solidarietà, con l’amicizia, con la forza di affrontare i problemi ma anche di realizzare i propri desideri.

La sfida è quella di guardare con occhi nuovi la realtà, scegliendo la complessità del vivere, in contrapposizione al suicidio, un evento oscuro, irrazionale, a cui si può solo opporre una rete che accoglie, per ritrovare la forza di riprendere il cammino.

Molto attenta la regia a non esagerare con gli effetti speciali e pronta a cogliere tutte le fasi che ognuno di noi attraversa nei momenti bui, con l’aiuto di un cast eccezionale, tra cui spiccano Toni Servillo, Margherita Buy e Valerio Mastandrea. Molto bravo anche il bambino, che racconta una infanzia priva di genitori affettuosi e accoglienti, come dire che a volte l’infanzia viene violata proprio da padri e madri che non vedono al di là di loro stessi, complice l’attaccamento ai Social e un certo vuoto esistenziale.