I King Crimson sono una live band per eccellenza. Robert Fripp lo afferma fin dal 1969 e oggi, a cinquant’anni di distanza, il concetto è sempre attuale. Mai i dischi registrati in studio hanno trasmesso la potenza, l’intensità, l’energia (a tratti anche viscerale e violenta) del live act del Re Cremisi, non importa con quanti e quali musicisti sul palco. Uno dei motivi risiede senz’altro nel fatto che King Crimson – l’entità che di volta in volta si incarna in differenti formazioni – non è soggetto allo scorrere del tempo lineare: King Crimson vive in un eterno presente, si incarna e vive in questo mondo pur non appartenendo a questo mondo. Così, l’unico modo per farne esperienza è nel Momento Presente, ovvero in una performance dal vivo.

Al di là della personale sensibilità di ogni ascoltatore, un concerto di questa incarnazione dei King Crimson cattura l’attenzione per diversi motivi, primo fra tutti la totale dedizione di ogni musicista a servire la Musica. Fin dal 2014, quando Robert Fripp ha visto in un flash la nuova incarnazione del Re con tre batteristi in prima fila, questa band si è distinta per la mancanza di un front man o di qualche musicista che si senta speciale al suo interno. Un unico musicista suona attraverso sette individui.
Non a caso Robert Fripp, nelle note del booklet che accompagna MELTDOWN (2018), ha definito la Bestia a Otto Teste come la sua quarta Formazione Definitiva, dopo quella del 1969, quella del 1974 (ma solo nella loro ultima performance del 1 luglio 1974 al Central Park di New York), e quella del 1981.

Cosa rende una Formazione Definitiva secondo Robert Fripp? Innanzitutto quando l’insieme è più grande delle parti. Dopo, niente è più lo stesso.
Per comprendere in modo appropriato quel che i King Crimson stanno facendo dal 2014 – che è piuttosto differente da ciò che è stato fatto dalle precedenti incarnazioni – sarà utile ripercorrere le motivazioni che hanno portato Robert Fripp a riformare la band. Lo spiega il chitarrista in persona: “I miei due scopi principali erano Redenzione e Completamento. Questo ha avuto origine dall’insoddisfazione con i King Crimson del primo decennio dei Duemila. Una formazione rivista dei King Crimson nel 2004, con Tony Levin al posto di Trey Gunn, fu interrotta dalla scomparsa del nostro manager di allora, Charlie Hewitt, appena quarantenne. Il ritorno alla doppia batteria con Gavin nel 2007 e Tony Levin al basso era promettente, ma non sembrava coinvolgere Adrian. Così il mio senso generale sia dei KC 1999-2003 sia di quelli 2007-2008 era di insoddisfazione. Qualcosa non era stato davvero realizzato. Non era questo il modo in cui desideravo abbandonare i King Crimson. Nella serata del 22 luglio 2013, visitando assieme a Toyah alcuni amici alla St. Stephen Terrace a Londra, e chiedendomi – Se i King Crimson dovessero suonare domani, come sarebbero? – in un flash si presentò il ritratto della Bestia a Sette Teste e la sua configurazione sul palco. L’atto di redenzione dei Crimson ha avuto luogo durante il 2014, il 2015 e il 2016, con un senso di completamento. Il Completamento è un nuovo inizio, e la line up con otto membri del 2017 un nuovo inizio nel lungo processo dei King Crimson. Questo ulteriore inizio dei King Crimson può essere considerata la Formazione 8.3. Ma, per me, l’ulteriore nuovo inizio dei King Crimson è più propriamente la Formazione Nove, che ha fatto la sua apparizione al Teatro Metropolitan di Città del Messico nella serata di venerdì 14 luglio 2017. La meravigliosa platea di spettatori ha reso possibile la transizione. In un certo senso, la platea è stata la levatrice della Formazione Nove“.

(Photo credit Alessandro Staiti)
In MELTDOWN, che riprende il meglio di cinque fantastici concerti al Teatro Metropolitan di Città del Messico – per inciso, il miglior album dal vivo dei King Crimson fino a oggi, con tre CD audio e uno splendido Blu Ray video – la line up della band consisteva di otto membri: si era deciso di mantenere il sostituto di Bill Rieflin che aveva preso un anno sabbatico, l’eccellente Jeremy Stacey alla batteria e alle tastiere, e Rieflin al suo rientro era diventato il primo membro dei King Crimson dedicato esclusivamente alle tastiere. Ma la caratteristica instabilità della band sembra più che una semplice casualità: nel 2019 Rieflin – un polistrumentista di rara sensibilità e bravura e con grande senso della musicalità – ha dovuto assentarsi nuovamente per assolvere a responsabilità familiari. Era stato inizialmente deciso di sostituire Rieflin con Theo Travis, con cui Robert Fripp ha dato vita in passato a splendide collaborazioni. Tuttavia dopo un paio di giorni di prove, i King Crimson all’unanimità hanno capito che Rieflin è insostituibile e hanno quindi deciso di continuare con la seconda formazione della Bestia a Sette Teste. Questo ha ovviamente comportato una redistribuzione delle parti musicali all’interno della band e un ri-arrangiamento di alcune sezioni dei brani, laddove il contributo di Rieflin era molto più che rilevante.
I tre concerti alla Royal Albert Hall sono stati un evento speciale all’interno della celebrazione del cinquantesimo anniversario dei King Crimson. Non solo per l’imponente bellezza della celebre sala da concerti londinese, che tra l’altro ha rinnovato da poco il potente impianto multicanale spendendo una cifra superiore ai 2,5 milioni di sterline. L’impressione è che la band si ponga nelle condizioni di ritrovarsi ogni volta che sale sul palco come se fosse la prima volta. Per poter raggiungere orecchie innocenti, deve essa stessa mettersi nelle condizioni di assumere l’innocenza e non fare affidamento – pur con il masssimo della professionalità – sugli automatismi. Lo stesso Fripp ha sempre avuto una sensibilità particolare del momento in cui King Crimson entra nella band – uno di quei sottili momenti che cambiano un’intera performance – così come quando viene toccato dall’inesprimibile benevolenza che si muove attraverso la musica. O come ai tempi della prima incarnazione della band quando avvertiva distintamente la presenza della Fata Buona.
alla Royal Albert Hall di Londra il 20 giugno 2019
Con un membro in meno nella band – e uno della levatura artistica di Bill Rieflin, capace di riportare in musica l’arte del cesello dei migliori amanuensi – la band si è dovuta riorganizzare per volgere uno svantaggio in un vantaggio. Così in alcuni passaggi di vari brani le parti di tastiere e le polveri magiche di Rieflin non sono state sostituite, mentre in altri brani sono state redistribuite tra Stacey, Jakko e Fripp (divertente vedere il suo intervento con l’avambraccio destro rullare da gomito a polso ripetutamente sulle tastiere alla fine della bellissima “Cirkus“). Il risultato finale è che i brani comunque suonano freschi e sempre nuovi e con arrangiamenti sottilmente reinventati.

Tra le novità in scaletta, nell’arco delle tre serate, vanno menzionati gli esordi di brani come “Frame By Frame“, con una nuova intro a base di percussioni elettroniche in stile minimalista e una nuova strofa cantata da Jakko prima del consueto attacco della canzone; la splendida esecuzione di una rinnovata “EleKtriK” (dall’album THE POWER TO BELIEVE); “Cat Food” che in questa versione sembra raccogliere il meglio delle due suonate dalle precedenti incarnazioni dei King Crimson; la potente “Drumzilla“, altro trascinante episodio di sole batterie.
“Moonchild” – tra i brani più applauditi assieme a “Epitaph“, “The Court Of The Crimson King” e “21st Century Schizoid Man” (concesso sempre come bis in quel di Londra) – gode ora di una nuova parte improvvisata con le Cadenze di Tony Levin al contrabbasso, di Jeremy Stacey al pianoforte e infine di Fripp alla chitarra con una nuova improvvisazione a base di wah-wah e fuzz, mai ascoltata prima, che passa da stati di quiete a
vibranti deflagrazioni . La cadenza di Stacey al pianoforte poi lascia spazio a “The Court“, interpretata magnificamente e completa della coda “The Dance Of The Puppets”, a rivelare ancora una volta come dopo ben cinquant’anni la musica del primo album dei King Crimson sia del tutto attuale.
Tra i classici che hanno trovato spazio nelle setlist di tutte e tre le serate vanno mezionati “Easy Money” – uno dei brani che ha trovato una nuova dimensione espressiva nella lunga, coinvolgente e sempre differente improvvisazione nella parte centrale e che è stato aggiornato anche nel testo – e “Starless“, da molti definita “la canzone più bella di sempre”, che chiude i concerti dei King Crimson (prima del bis) con la band illuminata da un intenso rosso cremisi.
I King Crimson saranno in Italia per celebrare il 50 anniversario:
Sabato 06 luglio 2019 – PALMANOVA (UD) – Piazza Grande
Lunedì 08 luglio 2019 – VERONA – Arena
Mercoledì 10 luglio 2019 – NICHELINO (TO) – Stupinigi Sonic Park
Giovedì 18 luglio 2019 – PERUGIA – Arena Santa Giuliana
King Crimson – Website | Facebook :
Gavin Harrison – Drums
Jeremy Stacey – Drums, Keyboards
Pat Mastelotto – Drums
Mel Collins – Sax, Flute
Tony Levin – Basses, Chapman Stick, Backing Vocals
Jakko Jakszyk – Guitar, Vocals
Robert Fripp – Guitar, Keyboards