TEATRO DELL’OPERA DI ROMA – In scena, fino al 1° giugno, l’Angelo di Fuoco di Prokof’ev

Dal 23 maggio il Teatro Costanzi ospita il nuovo allestimento dell'opera del compositore russo

 

L’angelo di fuoco (Ognennyi angel) di Sergej Prokof’ev, titolo di raro ascolto e di grande interesse nel teatro musicale del Novecento, va in scena, al Teatro dell’Opera di Roma, dal 23 maggio al 1° giugno.

Assente dal palinsesto del Costanzi dal 1966, l’opera è un vero e proprio capolavoro che si divide in cinque atti e sette quadri.

Il nuovo allestimento è frutto della collaborazione tra il maestro Alejo Pérez, alla direzione dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, e la regista Emma Dante, che già abbiamo avuto modo di apprezzare con la Cenerentola di Rossini del 2016.

L’angelo di fuoco è un’opera visionaria, magica, immersa in un clima di mistico esoterismo. Ambientata nella Germania del Cinquecento, l’opera è una sorta di tragedia lirica che si sviluppa intorno a Renata, una donna ossessionata da un angelo/diavolo e da suggestioni di arcani stimoli, da creature strane e magiche. “Ma Renata – sottolinea la regista – è pur sempre una donna che, in un fantastico inizio, è invasata, posseduta e poi affronta momenti fisicamente tempestosi“.

La vitalità dell’opera viene data dalla reinterpretazione dell’angelo che qui è un danzatore di breakdance. “Lavorerà molto con gli arti inferiori – spiega Emma Dante – anziché con simboliche ali: volerà con le gambe, ha un modo tutto suo per librarsi a terra, un dinamismo al contrario, il suolo è il suo cielo.”

Siamo in uno stato mentale, in una collocazione a tratti spirituale senza parametri di luogo e tempo – continua la regista – e buona parte della vicenda è immaginata in uno spazio che somiglia a una cripta, evocando le Catacombe dei Cappuccini di Palermo, un ventre della terra, con scheletri. Nell’ultimo atto appaiono suore quasi sepolte vive, un mondo di vivi e morti. Ma anche prima la locanda è un loculo, in taverna si beve nelle nicchie, Renata dorme in piedi in una tomba verticale come fosse un letto, l’aldilà aleggia ovunque. Gli esterni sono sepolcri e urne che chiamano i personaggi. La morte si rivolge sempre ai vivi, li tiene in ostaggio. Solo gli interni sono costituiti da pareti di libri.”

Da sottolineare che l’opera viene cantata nell’originale lingua russa.

A coadiuvare Emma Dante ci sarà Carmine Maringola alle scene, Vanessa Sannino ai costumi, Cristian Zucaro alle luci, Manuela Lo Sicco alla coreografia. Maestro d’Armi sarà Sandro Maria Campagna.

Interpreti dello spettacolo Leigh Melrose nel ruolo di Ruprecht, Ewa Vesin ed Elena Popovskaya (per la replica del 1° giugno) in quello di Renata, Anna Victorova in quello della padrona della locanda, Mairam Sokolova sarà l’indovina e la madre superiora, Sergey Radchenko Agrippa von Nettelsheim, Petr Sokolov Mathias Wissmann, Maxim Paster Mefistofele e Goran Jurić l’inquisitore.

Nel cast anche i talenti del progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera Domingo Pellicola (Jakob Glock), Murat Can Guvem (un medico), Andrii Ganchuk (Johann Faust), Timofei Baranov (l’oste).

Dopo la “prima” di giovedì 23 maggio (ore 20), l’opera sarà replicata domenica 26 (ore 16.30), martedì 28 (ore 20), giovedì 30 (ore 20) e sabato 1 giugno (ore 18).

Per informazioni: www.operaroma.it