Vittorio “Vic G” Giannini annovera tra i suoi miti musicali Paul Mc Cartney, Mike Oldfield e Marcus Miller. Cosavhanno in comune questi straordinari musicisti, oltre che essere compositori molto prolifici e creativi? Semplice, quello di essere ottimi polistrumentisti. Vic G suona tanti strumenti tra cui: basso, contrabbasso, tutti i tipi di chitarra, mandolino, piano e synth, batteria e percussioni, sax, tromba e innumerevoli strumenti etnici acquisiti nei vari viaggi intorno al mondo. Molto attivo fin dai primi anni ’70, collabora per anni con svariati gruppi dell’ambiente musicale romano.
Verso la fine degli anni ’90 fonda, insieme a Maurizio Erman Mansueti, il gruppo di lounge-music The Transistors con cui realizza il CD “Swinging Italy” che riscuote molto successo negli USA.
Per anni Vic G è stato molto attivo nel campo della composizione di musiche per teatro e per i balletti di danza contemporanea con importanti compagnie.
Di recente ha pubblicato un album ispirato al poema di Coleridge THE RIME OF THE ANCIENT MARINER dalla produzione musicale di Mike Oldfield.
L’INTERVISTA
Vic, come nasce il tuo ultimo lavoro THE RIME OF THE ANCIENT MARINER e in cosa si differenzia rispetto alla tua precedente produzione come 42 o TRIPUDIO?
THE RIME OF THE ANCIENT MARINER nasce molti anni fa, nei primi anni ’80. Ero a Edimburgo e conobbi una compagnia che stava preparando un’opera teatrale sul poema di S. T. Coleridge. Sono stato sempre attratto dalla letteratura dell’800 inglese e il poema di Coleridge era una di quelle opere che ha affascinato di più. In quei giorni a Edimburgo, collaborando con la compagnia teatrale, mi è venuto in mente di realizzare qualcosa di musicale facendomi ispirare dal poema. Dagli inizi degli anni ’70 ascoltavo con molto interesse i lavori di Mike Oldfield e così fu scontato partire con la composizione seguendo quelle ispirazioni. Le prime registrazioni sono in effetti iniziate nel ’95 poi ho continuato nel 2000 e nel 2005 senza riuscire a completarlo perché nessuno era intenzionato a produrlo ed ero costretto a concentrarmi su lavori che mi fornivano un ritorno economico. Nel 2017 ho deciso di investire tempo e denaro per completarlo. Non è stato facile perché ho dovuto recuperare alcune parti registrate su nastro e altre registrate digitalmente nel 2005. Ho ripreso tutte quelle parti, le ho sistemate in due lunghe suite registrando molte parti nuove di chitarra classica e qualche parte di tastiere e percussioni. I precedenti lavori sono molto differenti tra loro e da THE RIME OF THE ANCIENT MARINER. 42 è una raccolta di canzoni blues, ballad e rock che ho composto negli anni e che ho deciso di registrare con l’aiuto di tanti amici con i quali collaboravo in quel periodo o avevo collaborato negli anni precedenti. TRIPUDIO è una scommessa un po’ folle che forse meritava più attenzione. Nel 2005 insieme ad Alessandro Davico, che è un docente etruscologo e anche cantante, abbiamo pensato di comporre delle canzoni pop con testi in etrusco cantati dallo stesso Alessandro. I testi erano sia estratti da documenti etruschi dell’epoca sia testi originali scritti proprio da Alessandro; da qui la vera “follia”. Il CD non ha avuto la promozione che meritava ed è rimasto nel sottobosco della musica. Sulla pagina Facebook Rasna clan è possibile vedere e ascoltare gli estratti dello spettacolo di danza moderna con le musiche del CD. Prima o poi lo riporterò in superficie perché penso che lo meriti.
Per la realizzazione di THE RIME OF THE ANCIENT MARINER hai adoperato una tecnica di sovra incisioni simile a quella di TUBULAR BELLS di Mike Oldfield.
Come ti dicevo ho iniziato a registrarlo proprio nel periodo in cui maggiormente ero attratto dai lavori di Oldfield. L’idea di suonare tutti gli strumenti è nata così. Già mi stavo dedicando ad alcune composizioni per il teatro e per la danza moderna suonando tutto da solo, quindi ero preparato. In quel tempo avevo appena rifatto il mio studio con un nuovo registratore a 16 tracce. Quando ho iniziato a suonare il mio strumento era il basso, per cui le composizioni prevedevano ampio spazio per le linee del basso. È stato affascinante registrarlo negli anni anche perché col tempo affinavo le mie capacità di strumentista e ne approfittavo per registrare nuove tracce. Alla fine le due suite, che durano circa 30 minuti ciascuna, erano composte di circa 60 tracce. Registrarle è stato affascinante; non mi rendevo conto che al momento del mixing saremmo diventati pazzi. Ci abbiamo messo 7 mesi per mixarlo con almeno una decina di tentativi intermedi. Questo forse è l’errore che non rifarei; non mi lascerei prendere la mano dal registrare così tante tracce.
Come mai la versione in vinile di THE RIME OF THE ANCIENT MARINER è diversa da quella in CD? E in cosa principalmente differisce?
Quando ho deciso di pubblicarlo su vinile, sono venuti fuori un paio di vincoli che mi hanno obbligato a remixarlo. Il primo vincolo è sulla durata. Ogni lato dell’LP può durare al massimo 25’ mentre le due parti su CD durano 27’ e 31’. Il secondo vincolo era di doverlo mixare in analogico perché il missaggio in digitale non suonava bene sul vinile. Così è stato remixato tagliando alcune parti e creando il master attraverso un sommatore analogico. In realtà esistono tre missaggi differenti perché oltre a questi due, ne è stato fatto uno, con un piano di downgrade, appositamente per creare la versione mp3 che potesse essere messa in vendita per il download.
Sei da tanti anni sulla scena, raccontaci alcune tappe della tua carriera musicale…
Ho iniziato molto giovane suonando il basso nei primi anni ’70. Poi nel ’76 la svolta professionale entrando nel gruppo Il Terzo Atto molto attivo nell’ambito della musica leggera italiana insieme ai gruppi storici di quel periodo. Suonavamo molto ed eravamo anche molto ben pagati. Tanto che ci siamo permessi di comprarci un impianto voci tutto nostro e io personalmente il primo basso Rickenbacker e il primo amplificatore super valvolare della GEM. Qualche tempo dopo, fine anni ’70, ho iniziato un connubio artistico con il batterista “Vinkyo” e accompagnavamo in trio i chitarristi (tra questi Mario Schilirò che ho appena incontrato con piacere dopo quasi 40 anni) che suonavano blues e rock; inoltre abbiamo suonato in alcuni dischi di cantanti del periodo. Poi ho iniziato a comporre tanto per il teatro e qualche lavoro per la danza e la cosa mi ha preso per molti anni, fino a poco tempo fa. La cosa si è conclusa per la crisi del teatro che impone tagli al budget con conseguenti tagli ai commenti con musiche originali. Attualmente sto lavorando con un cantante e autore molto bravo, Emiliano “Emmaus”, per mettere in piedi un repertorio originale che include molte sue canzoni e qualche altra mia composizione.
Hai già in cantiere altri progetti musicali per il prossimo futuro?
Oltre al progetto di lavoro con Emiliano, sto pensando alla prossima opera ispirata a quello che ritengo il più bel romanzo di tutti i tempi: “Cime Tempestose”. Inoltre vorrei dare seguito a una raccolta di canzoni i cui testi sono stati scritti in inglese da Cecilia Claudi, una giovane scrittrice di romanzi. Insomma non credo di avere molto altro tempo libero prossimamente. Sto per pubblicare una canzone alla quale tengo tantissimo perché è dedicata ad una giovane ragazza che purtroppo è rimasta vittima di una terribile malattia. La canzone riporta il contenuto dell’unica sera in cui ho avuto la fortuna di conoscerla ed è cantata da Simonetta Ginocchietti che è stata la sua insegnante alle scuole superiori. Quando sarà in vendita, l’intero incasso sarà a vantaggio della fondazione che è nata in suo nome. Stay tuned.
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