VISTI PER VOI – Si muore tutti democristiani

“Ma è meglio fare le cose pulite con soldi sporchi o cose sporche con soldi puliti”? E’ questo il dilemma di Si muore tutti democristiani , primo lungometraggio del Terzo segreto di satira.

Sotto accusa i compromessi che ci fanno deviare dai nostri ideali. Ed è quello che succede quando arriva una grande occasione per una piccola casa di produzione gestita da Stefano, Fabrizio ed Enrico, interpretati da Marco Ripoldi, Massimiliano Loizzi e Walter Leonardi.
I tre amici entrano in un meccanismo in cui, stretti tra tra la precarietà lavorativa e la fatica di crescere, finiscono per accettare un lavoro su cui si addensano ombre e sospetti. Aumentano le perplessità su Africando, una ricca Onlus che finanzia un progetto in cui si cercano facili emozioni e soprattutto lauti guadagni.

Fare un passo indietro sembra impossibile e ognuno dei protagonisti finirà per cedere, con la stessa leggerezza con cui, uno di loro, era andato al mare invece di contestare il G8 di Genova. Non é più il tempo di vergognarsi, di fare appello a coerenze dimenticate, in nome non solo della sopravvivenza, ma anche di una vita comoda, di un matrimonio di convenienza, di un futuro per un figlio in arrivo, costi quello che costi.
Alla fine è più facile cancellare ogni scrupolo. Del resto, dopo piccoli lavori di riprese per i matrimoni o per gli spot, c’è la possibilità di realizzare un documentario che tratti temi sociali.

E’ tutto cosi normale che non facciamo fatica a credere che Andrea Scanzi , Peter Gomez e Lilli Gruber, in una ipotetica puntata di Otto e mezzo, parlino dell’ennesimo scandalo che riguarda un’ associazione che si occupa di migranti.

Il film è una fotografia impietosa di questo nostro presente, in cui il Sindacato vuole guardare al futuro, ma senza osare troppo, e dire di si è piu facile che restare “duri e puri”.
Sembrano davvero lontani i tempi in cui il Manifesto , il 28 giugno 1983, titolava “Non moriremo democristiani”, commentando il calo della DC di De Mita alle elezioni.

Mancano le condizioni politiche e sociali per un sussulto che riesca a cambiare le regole. Il film racconta la crisi di una generazione che fatica a trovare una sua identità, con grande ironia e un certo pessimismo di fondo. Ma guardarsi dentro è un modo per iniziare a cambiare e cercare, appunto, di non morire tutti democristiani.