La passione per la musica cambia la vita di un violinista e della sua classe nella periferia di Parigi. La mélodie del regista Rachid Hami racconta l’incontro tra Simon, un professore in crisi, e i suoi alunni che, attraverso lo studio del violino, imparano il rispetto, l’importanza di impegnarsi per raggiungere un risultato.
In primo piano le storie, a volte dolorose, di ragazzi difficili, che scoprono la solidarietà, il piacere del gioco e la magìa della musica. Grazie a quello strumento che all’inizio guardano con indifferenza ma che, giorno dopo giorno, li coinvolge in un grande sogno: suonare al concerto di fine anno della Filarmonica di Parigi.
Nessuna pesantezza nella narrazione di questa piccola storia di periferia, con piccoli e grandi protagonisti che si muovono con naturalezza. Niente moralismo o scene che puntino a facili commozioni. Tutto nel film scorre con gli alti e bassi delle nostre vite quotidiane.
La mélodie mostra I risultati di una pedagogia che vede nell’insegnamento della musica un metodo per attivare risorse. E fa miracoli in una classe difficile della banlieu parigina, tra palazzoni e vite senza grandi prospettive. La musica fa bene ai ragazzi, da loro una grande passione e l’impegno a rispettare regole condivise. Anche Simon, violinista senza ingaggi, vedendo i progressi sul piano musicale e umano della sua classe, ritrova una forte motivazione e nuove energie.
Piccoli e grandi, insegnanti e genitori si trovano coinvolti in un processo di crescita e cambiamento, scoprendo che impegno, rispetto e solidarietà possono davvero cambiare le loro vite. E nella scena in cui i ragazzi suonano su una terrazza da cui si vede tutta la città, si sente che ce la possono fare. Bella la storia di Arnold, che non ha conosciuto suo padre, scopre di avere un talento particolare per il violino e trascina tutta la sua classe nella realizzazione di quel concerto che, comunque vada, ha davvero cambiato le loro vite.