L’INTERVISTA – La ricerca di Paolo Pagnani tra musica e spiritualità

HEAVEN, secondo album del pianista e compositore napoletano, è un affascinante viaggio tra immagini e situazioni che vede la partecipazione di eccellenti musicisti tra cui Nicola Alesini, Nicoletta Rosellini e Riccardo Prencipe

HEAVEN è il secondo album di Paolo Pagnani, musicista e compositore napoletano che spazia dal minimalismo alla sperimentazione elettroacustica. Tredici brani eseguiti al pianoforte a coda, quasi tutti strumentali, che coinvolgono l’ascoltatore in un viaggio tra immagini e stati d’animo di grande suggestione. Non è un caso se da diciotto anni – dopo giovanili esperienze elettroniche con i Sephirot (con i quali ha inciso l’album ISHTAR) – la sua ricerca musicale si rivolge principalmente alla composizione di colonne sonore.

La sua prima soundtrack, quella per il lungometraggio CAPO NORD (2003) di Carlo Luglio, gli è valsa una citazione sul New York Times. È autore delle musiche dello spot di Antonella Rossi per la Pirelli Re (Palazzo Turati), delle installazioni multimediali del regista Franz Cerami e dei numerosi documentari di Samantha Casella dedicati all’arte contemporanea.

HEAVEN

HEAVEN è stato interamente autoprodotto e quindi stampato tramite crowdfunding grazie al supporto di tanti appassionati. L’album è stato registrato a Napoli presso lo Studio 52 con l’ingegnere del suono Paolo Rescigno e vede la partecipazione di Gianfranco Conzo (violino), Raffaele Sorrentino (violoncello), Carmine Marigliano (flauto), Martina Mollo (fisarmonica) e Domenico Monda (percussioni). In “Neapolis Shadows” spiccano l’inconfondibile sax di Nicola Alesini e le percussioni di Walter Roncucci, mentre la splendida voce di Nicoletta Rosellini dei Kalidia impreziosisce “Deva” e “Lost In My Darkness”.

Paolo Pagnani, oltre a dedicarsi alla musica, continua l’antica e famosa attività di famiglia: assieme al fratello Edoardo, guida la storica Pizzeria Brandi – dove cento anni fa è stata inventata la Pizza Margherita – in Via Sant’Anna di Palazzo.

L’INTERVISTA
– Paolo, come nasce il tuo rapporto con la musica?
Fin da bambino: da piccolo ero un batterista prodigio e assieme ad amici e familiari suonavamo cover di EL&P, Santana, Le Orme. Poi con l’inizio degli anni ’80 sono passato alle tastiere elettroniche: scoprii i Tuxedo Moon, sconvolto da un loro concerto a Napoli nel 1981, ma nello stesso tempo fui influenzato dalle svolte artistiche di Peter Gabriel e Robert Fripp che abbandonavano il cosiddetto mondo del progressive per aprirsi alla New Wave. Con un amico napoletano fondammo la band Action Directe dove fondevamo la musica di Tuxedo Moon, Brian Eno e Robert Fripp. Una delle nostre influenze maggiori – e non lo dico certamente perché sto parlando con te – è stato il tuo libro Robert Fripp & King Crimson del 1982. Le tue citazioni di Gurdjieff hanno stimolato in me la ricerca interiore e per anni ho frequentato i Gruppi. Quel libro per me è diventato seminale, soprattutto per capire il rapporto di Fripp con la Musica.

– Sei completamente autodidatta con il pianoforte? Ascoltando il tuo secondo album, HEAVEN, non si direbbe affatto!
Completamente, non so neanche leggere la musica. Per gli arrangiamenti degli archi mi hanno aiutato amici musicisti classici ai quali mostravo le mie idee. Il primo album TEMPO IMMAGINATO (2009) raccoglieva colonne sonore come quella del film “Capo Nord”.

Paolo Pagnani

– In effetti le tue composizioni sembrano un po’ tutte colonne sonore per la capacità di generare immagini, scene e situazioni nell’ascoltatore.
Sì, per esempio “Regen”, suddivisa in tre parti (nella terza c’è la bella chitarra elettrica di Riccardo Prencipe dei Corde Oblique), è una suite che ho creato sulle immagini dell’omonimo documentario del 1929, incredibilmente poetico, di Joris Ivens dedicato alla pioggia che cade su Amsterdam. “À propos de Nice” nasce sulle immagini dell’omonimo documentario di Jean Vigo del 1930 che descrive la vita di Nizza anche in situazioni grottesche. L’ho dedicata alle vittime del terrorismo.

– Sei un esperto di cinema…
“Prima di dedicarmi alla mia attività di famiglia, la storica Pizzeria Brandi, avevo studiato regia al DAMS di Bologna ma alla fine la mia tesi di laurea in lettere e filosofia l’ho data sull’insegnamento di Gurdjieff e in particolare sulla nozione di Musica Oggettiva”.

– Come sei entrato in contatto con Nicola Alesini, il cui sax è inconfondibile in “Neapolis Shadow”?
Sono un ammiratore di Nicola, ho ascoltato molto il suo album MARCO POLO e mi sono piaciute molto le sue collaborazioni con Harold Budd, David Sylvian e Roger Eno. Non l’ho conosciuto personalmente, l’ho contattato su Facebook e gli ho chiesto di collaborare sul brano. Lui è stato molto gentile e mi ha donato queste splendide parti di sax.

– Ascoltandoti fai venire in mente inevitabilmente Ludovico Einaudi…
HEAVEN è il primo lavoro pensato per essere un album. Il primo mese l’ho impiegato per trovare la sonorità del pianoforte che avevo in mente. Ho provato il suono di Michael Nyman, quello di Craig Armstrong, ma io dovevo trovare il mio suono con uno Yamaha a coda in un piccolo studio, quindi avevo altre necessità. Il suono che sono riuscito a ottenere è proprio quello di Einaudi, che in alcune cose apprezzo molto. Ma le somiglianze sono più a livello di suono più che di contenuti. HEAVEN nasce come un percorso mistico di ricerca interiore che poi si è arricchito di collaborazioni. Per esempio i due brani cantati dalla bravissima Nicoletta Rosellini, artista che ho trovato nel mondo del Metal, un talento straordinario che ha saputo sviluppare a perfezione i miei suggerimenti. La mia ricerca musicale si sta sviluppando nella contaminazione tra elementi classici e elementi di rock duro, sono molto affascinato da quel che può scaturirne.

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