LIBRI – L’autobiografia di Bruno Giordano nella penna di Giancarlo Governi

UNA VITA SULLE MONTAGNE RUSSE (Fazi editore), con una bella introduzione di Edoardo Albinati, è un libro appassionante e ricco di aneddoti che ripercorre, tramite la sensibilità e la cultura di un grande scrittore, le vicende gioiose e quelle più burrascose di uno dei più talentuosi attaccanti che il calcio italiano abbia espresso

«Bruno mi ha raccontato la sua storia, con i suoi trionfi, le sue gioie ma anche le tragedie e le umiliazioni. Questo altalenarsi di fatti e di momenti positivi con i momenti negativi, di salite gloriose e di disarmanti discese hanno suggerito il titolo del libro. E Bruno questa sua vita “sulle montagne russe” me l’ha trasmessa così bene che ho deciso di raccontarla in questo libro in prima persona prestandogli la mia capacità narrativa insieme alla mia cultura e alla mia sensibilità.
Flaubert disse “Madame Bovary c’est moi”, posso dire che Bruno Giordano sono stato io, il tempo della stesura di questo libro».

Così Giancarlo Governi – autore televisivo, scrittore e giornalista noto per i libri e le trasmissioni sui grandi personaggi del cinema, della musica e dello sport – nell’introduzione di questo nuovo, appassionante libro dedicato a Bruno Giordano. Parla Bruno e scrive Giancarlo, in una simbiosi così riuscita da risultare del tutto naturale e davvero affascinante. Impresa non facile viste le vite “diametralmente opposte” dei due, le cui radici affondano tuttavia in un humus comune: l’essere nati e cresciuti a Trastevere, anche se in epoche diverse – prima che il quartiere più famoso di Roma subisse le profonde trasformazioni degli ultimi trent’anni. Quella Trastevere che, rivisitata nei ricordi d’infanzia di Giordano, diventa il simbolo di Roma e l’occasione, in un bellissimo capitolo, per rivisitare le vicende di Giordano Bruno, Trilussa, Giuseppe Gioacchino Belli, Alberto Sordi, Claudio Villa e raccontare dell’osteria dello zio di Bruno, degli immancabili bagni nel Tevere “il gigantesco parco giochi di bambini e ragazzi che crescevano sulla strada” e dello scalino di Regina Coeli.

Governi ha scritto monografie su tanti personaggi, mai gli era capitato però di farlo su un calciatore, che pur conosce benissimo sia come tifoso della Lazio sia come ammiratore del popolo napoletano. Bruno narra dei momenti di gloria alternati alle tragedie e alle umiliazioni che la vita gli ha riservato (di qui la metafora delle montagne russe), degli stadi della sua infanzia, di Don Pizzi – il sacerdote oggi novantaquattrenne che si è dedicato alla cura e all’educazione di tanti ragazzi coinvolgendoli con il gioco del calcio – di Enrique Flamini che lo sceglie dopo il provino con la Lazio e della firma del cartellino nonostante fosse arrivata anche l’offerta della Roma. Da lì in poi scorrono veloci i ricordi della Primavera fino all’entrata nella prima squadra di Maestrelli, soffermandosi sugli omicidi di Re Cecconi e di Paparelli.

Governi fa raccontare con stile e passione a Giordano anche l’episodio più umiliante, quello dell’arresto spettacolare, insieme a Wilson, Cacciatori e Manfredonia, del 28 marzo 1980 per la vicenda delle scommesse. Otto giorni di carcerazione preventiva, senza lo straccio di una prova e con Montesi, l’accusatore principale, che lo scagiona completamente. Vicenda surreale e kafkiana che costerà a Giordano la condanna da parte della giustizia sportiva a una lunga squalifica e la conseguente esclusione dal Mondiale ma anche la completa assoluzione nel processo penale da parte della magistratura ordinaria perché “il fatto non sussiste”. Chi avrebbe restituito a Bruno l’onorabilità e tutto quel che aveva perso a causa di una sentenza assurda pronunciata da una farsesca giustizia sportiva? Laddove gli uomini mancano nel risarcire i propri simili, ci pensa però la vita stessa. Un futuro radioso attende il campione dietro l’angolo.

Dopo la rottura con la tifoseria a causa proprio del suo idolo Chinaglia che tentò di venderlo alla Roma, grazie a Italo Allodi Bruno inizia la sua avventura nel Napoli accanto a quello che sarebbe stato definito poi il più grande calciatore del mondo, Diego Armando Maradona (che anni dopo dirà di lui ” …tra gli italiani non c’è dubbio, Bruno Giordano: il più sudamericano tra quelli che sono nati nel vostro meraviglioso Paese”). Napoli adotta e fa rifiorire non solo il Giordano calciatore di grande talento, ma anche l’uomo, portandolo alla sua massima espressione e rendendogli la fama e il successo che gli erano stati ingiustamente e improvvisamente  sottratti. Il libro si chiude con le montagne russe nella vita privata di Bruno: la perdita della sorella Silvia dopo quella della mamma in un incidente d’auto, lo sfortunato epilogo del suo primo matrimonio con Sabrina e lo splendido incontro con Susanna, l’attuale moglie di Bruno con la nascita dei due figli.

Governi riesce a far emergere con naturalezza i tratti meno appariscenti di Giordano: la sua bontà, la forza del carattere, la sua capacità di affrontare anche le sfide più tragiche con dignità, la sua grande capacità di amare. Un campione dal talento cristallino e dalla vita movimentata di cui il grande Johan Cruijff (sempre ammirato da Giordano), intervistato da Stefano Greco durante Italia ’90, disse: «L’unico giocatore nel quale mi sono riconosciuto, tra i tanti eredi che mi hanno affibbiato, è stato Bruno Giordano. L’ho visto giocare per la prima volta il 5 novembre del 1975, a Barcellona, in Coppa Uefa. Noi vincemmo facile, ma lui a 19 anni fece delle cose che solo i grandi giocatori sanno fare a quell’età. E ha continuato a farle per tutta la carriera. Un attaccante straordinario, il prototipo dell’attaccante moderno».