TERME DI CARACALLA – In scena, fino all’8 agosto, la Tosca firmata Pizzi

Tosca, melodramma messo in musica da Giacomo Puccini su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, è l’opera romana per eccellenza. Il rapporto con la città è così stretto da essere quasi viscerale. I tre atti del melodramma si svolgono, difatti, tra Sant’Andrea della Valle, Palazzo Farnese e Castel Sant’Angelo. La prima prima rappresentazione assoluta, inoltre, ha avuto luogo al Teatro Costanzi, il 14 gennaio 1900. Da quel giorno di inizio secolo, il Teatro dell’Opera di Roma ha ospitato decine di rappresentazioni dell’opera. Non solo al Costanzi, ma anche alle Terme di Caracalla. A partire dal 1937, gli spendidi e affascinanti ruderi hanno fatto da sfondo a rappresentazioni per certi versi storiche. Beniamino Gigli, Ferruccio Tagliavini, Tito Gobbi, Mario Del Monaco, Renata Tebaldi, Giuseppe Di Stefano, Antonietta Stella e Sylvia Sass sono solo alcuni degli interpreti che hanno calcato la scena dinanzi alle maestose torri antoniniane. La mancanza in cartellone, dal 2013, del dramma pucciniano cominciava, quindi, a farsi sentirsi. Per venire incontro alla grande richiesta del pubblico, i vertici del Teatro dell’Opera di Roma hanno messo in programma l’opera per otto rappresentazioni, alternandola alla Carmen di Bizet e al Nabucco di Verdi per un trittico estivo di assoluto livello.
Non siamo, tuttavia, in presenza di un nuovo allestimento, essendo questa la ripresa della rappresentazione del 2013. La riproposizione permette di riscoprire, però, la regia e la scena di un grande maestro come Pier Luigi Pizzi, ammirato in tutto il mondo come uno dei migliori coreografi italiani.
Siamo lontani anni luce dalla magnificenza vista, un paio di anni fa, al Costanzi con la messa in scena della classica versione del 1900. Questa volta, l’intimità, la semplicità e l’ambientazione, diversa da quella a cui il pubblico è da sempre abituati, danno all’opera di Puccini un carattere inedito ed esteticamente raffinato.
Fin dalle prorompenti prime note balza all’occhio l’originale ambientazione unita ad una scenografia asciutta ma di impatto. Non siamo più negli anni della Repubblica Romana, dello Stato Pontificio e di Napoleone ma negli anni ’30, in piena epoca fascista. Mario Caravadossi, il pittore di tendenze repubblicane innamorato della sua Tosca, e Cesare Angelotti, l’evaso da Castel Sant’Angelo già console della Repubblica, hanno le movenze degli oppositori al regime di Mussolini. Il Barone Scarpia incarna, invece, il ruolo di un gerarca con una condotta connotata da prepotenza ed inflessibilità. Sciarrone e Spoletta, insieme ad altre guardie carcerarie, sono i suoi fedeli esecutori. Tutti in abiti fascisti, con la camicia nera e i copricapi neri.


La scena è candida, di un bianco accecante. Sullo sfondo troviamo la sezione della cupola di San Pietro, con ai lati due maestosi portali di marmo. Davanti alla cupola, nel primo atto viene posta la Pietà di Michelangelo. Nel secondo atto è, invece, un semplice tavolo a far immaginare il cambio di scena all’interno di Palazzo Farnese. La sezione della cupola si apre in due alla fine del terzo atto, dopo la fucilazione di Mario e il suicidio di Tosca.
La scenografia è molto originale, lontano da quella classica a cui è abituato il pubblico d’opera. Ma è un’originalità che coglie nel segno, perché permette di concentrare l’attenzione più sulla psicologia dei personaggi e meno sul contorno scenografico.
La versione di Pizzi è inedita anche per altri aspetti. Il Te Deum diventa, per così dire, quasi ordinario e non più così maestoso come nella versione del 1900. Poi, il ritratto che Mario dipinge sin dalle prime scene non è mai celato. L’uccisione, infine, di Scarpia per mano di Tosca è, per certi versi, più macabra del solito. Manca, rispetto alle indicazioni del libretto, il posizionamento, da parte di Tosca, accanto al cadavere, delle candele e del crocifisso. Per il resto, tutto secondo copione.


La direzione dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma è stata affidata al Maestro Donato Renzetti il quale ha saputo cogliere, con precisione, la drammaturgia musicale. Ottima, come sempre, la prova del Coro. Tra gli interpreti spicca una sensazionale prova di Roberto Frontali nel ruolo dell’integerrimo Scarpia. Il ruolo di Tosca è ben impersonificato da Tatiana Serjan. Buona prova, infine, anche di Francesco Milanese (Angelotti).
I calorosi applausi del numeroso pubblico presente (sfiorato il sold out) hanno decretato, come già avvenuto quattro anni fa, un grande successo alla Tosca firmata Pizzi.
Dopo le prime cinque recite di luglio, Tosca sarà replicata giovedì 3, domenica 6 e martedì 8 agosto.
La recensione si riferisce alla recita di mercoledì 26 luglio 2017

Tosca
Musica di Giacomo Puccini
Melodramma in tre atti
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
Tratto dal dramma omonimo di Victorien Sardou

Direttore: Donato Renzetti e Carlo Donadio (3, 6, 8 agosto)
Regia, Scene, Costumi: Pier Luigi Pizzi
Maestro del Coro: Roberto Gabbiani
Luci: Vincenzo Raponi
Movimenti mimici: Roberto Maria Pizzuto
Interpreti principali
FLORIA TOSCA Tatiana Serjan /Virginia Tola 6, 8 agosto
MARIO CAVARADOSSI Giorgio Berrugi /Diego Cavazzin 6, 8 agosto
IL BARONE SCARPIA Roberto Frontali
SAGRESTANO Domenico Colaianni
ANGELOTTI Francesco Milanese
SPOLETTA Saverio Fiore
Orchestra e Coro del Teatro dell’Opera di Roma
Con la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell’Opera di Roma

per info: www.operaroma.it