ROCK – I King Crimson reinterpretano Heroes, l’indimenticabile successo di Bowie

Il nuovo EP, in uscita il 2 giugno 2017, contiene cinque brani: una splendida interpretazione del celebre successo di David Bowie in due versioni (la seconda è una radio edit), e poi Easy Money, Starless e The Hell Hounds of Krim. Il video di Heroes

“I King Crimson hanno suonato Heroes all’Admiralspalast di Berlino come celebrazione, rimembranza e omaggio” scrive Robert Fripp nelle note di copertina dell’ultimo EP dei King Crimson, HEROES, in uscita il 2 giugno 2017.

La band l’11 settembre 2016 ha reinterpretato sul palco quello straordinario successo e Fripp ha riproposto l’indimenticabile sonorità di chitarra che per la prima volta incise nel 1977 nelle session con David Bowie e Brian Eno all’Hansa Tonstudio della capitale tedesca. Ma come ebbe inizio l’avventura che portò a uno dei più grandi e amati successi del rock?

IL FATTO – Dopo il ritiro di tre anni alla Sherborne House di J. G. Bennett, nel 1977 Fripp immerge nuovamente i gomiti nel mondo della musica: dapprima a Toronto, dove Bob Ezrin sta producendo il primo album solo di Peter Gabriel. «Fu un’esperienza molto demoralizzante e deprimente. Trovavo difficile lavorare col produttore. Mi piaceva come uomo, ma non riuscii ad esprimere me stesso completamente in quelle circostanze. Né lo poté fare Peter. Non vi era Robert Fripp in quell’album. Non ci fu fino alla fine di luglio, l’inizio di agosto 1977 – quando andai a fare HEROES con Bowie e Eno a Berlino – allora Fripp fu capace di essere Fripp. Non ci furono limitazioni in quell’esperienza per Fripp… Quando feci quell’album, ero completamente senza cervello… Non avevo suonato come Robert Fripp per tre anni. Non avevo idea di cosa stessi andando a fare… Semplicemente andai e lo feci. Al telefono dissi a Mr. Bowie: “Guarda, non ho suonato per tre anni. Non so come suono”. E lui rispose: “Bene, pensi di poter suonare un po’ di sporco rock and roll?” Dissi: “Non lo so. Lo spero. Ci proverò”. Li raggiunsi a Berlino per ascoltare cosa avessero fatto e mi dissero: “Bene, dovresti inserire il jack”. “Suppongo che dovrei farlo”, risposi. E la prima cosa in assoluto che misero su fu Beauty and the Beast. E io suonai subito su quella canzone. Questo è il modo in cui feci il resto dell’album. Mettevano su un brano, e io suonavo. Non volevo annoiarmi a provarlo. Suonavo e basta. È un lavoro rischioso, un lavoro che parte dall’intuito e non dalla mente. È necessario soltanto “rispondere intuitivamente all’inaspettato”».

Eno, Fripp e Bowie a Berlino
Fripp Bowie e Eno a Berlino durante le registrazioni di Heroes

HEROES – Racconta Tony Visconti, il produttore di David Bowie: «Heroes è stata scritta un paio di settimane prima che arrivasse Fripp. Abbiamo registrato la base musicale, ed è una delle poche volte che David ha effettivamente suonato dal vivo al pianoforte. Eno era nella sala di controllo con me. Non avevamo idea di cosa avessimo tra le mani. Non c’erano ancora i testi. Non si chiamava neanche Heroes. Non aveva affatto un nome.

A un certo punto abbiamo ottenuto qualcosa che suonava come, “questo potrebbe essere un verso, questo potrebbe essere un ritornello”, e da quel momento in poi avevamo bisogno della chitarra. Fripp era disponibile solo per un week-end. Così è venuto a Berlino, ha portato la sua chitarra, senza amplificatore. Ha registrato la sua chitarra in studio. Abbiamo dovuto riprodurre la traccia a un volume molto, molto alto perché Fripp si basava sul feedback da parte dei monitor da studio. È stato assordante lavorare con lui.

Eno, Fripp e Bowie
Eno, Fripp e Bowie in studio a Berlino

Tutti pensano che sia un ebow, quel magico gadget per chitarra chiamato ebow. In realtà non era un ebow, era solo il feedback-Fripp a suonare questo “dah uhhhh dahh uhhh”, questo bel motivo. E Fripp lo ha registrato una seconda volta senza sentire il primo. Gli è venuto un po’ più coeso, ma non ancora abbastanza giusto, e lui disse: “Lasciatemelo fare di nuovo. Datemi un’altra traccia. Lo farò di nuovo”. E noi abbiamo silenziato le prime due tracce e lui ha fatto un terzo passaggio, che era davvero ottimo. Ce l’aveva fatta. E poi ho avuto la brillante idea e ho detto: “Senti fammi solo sentire quello che sembra con le altre due tracce, non si sa mai”.

Abbiamo suonato, tutte e tre le tracce insieme, e sai, devo ribadirlo, Fripp non ha sentito le altre due tracce quando stava facendo la terza, e così non aveva modo di essere in sincronia. Ma lui era stranamente in sincronia. E tutti i suoi piccoli stonati contorcimenti improvvisamente hanno lavorato con le altre chitarre registrate in precedenza. Sembrava accordato. Ha ottenuto una qualità che nessuno di noi aveva previsto. È stato questo suono sognante, un lamento di qualità, quasi un pianto in sottofondo. Ed eravamo davvero sbalorditi.

Devo sottolineare che come Marc Bolan, anche David non vuole spendere un sacco di tempo in studio. Crede davvero nei momenti Zen. Sai gli incidenti, per lui, sono più importanti di qualsiasi rifinitura. E sono pienamente d’accordo con lui.

Quindi tutti noi ci guardammo l’un l’altro. Eravamo solo Fripp, io e Brian Eno in studio, e David, naturalmente. Ci siamo soltanto guardati a vicenda e non potevamo credere quanto fossimo stati fortunati, quanto suonava bene e come avesse funzionato bene». (Tradotto da Remembering David Bowie)

IL DISCO – L’EP si apre con la title track ovvero la potente cover di Heroes di David Bowie registrata dal vivo l’11 settembre 2016. Il brano è perfetto per la bestia a sette teste (nel frattempo sono diventate otto con il ritorno di Bill Rieflin) che lo interpreta in maniera disinvolta senza rinunciare alla stratificazione. Gavin Harrison si occupa di tenere il tempo mentre Mastelotto arricchisce alle percussioni, Collins contrappunta con interventi puntuali al sax, Jakko Jakszyk copre il difficile ruolo vocale che fu di Bowie e Fripp dà spessore al brano con l’ormai celebre e inconfondibile linea di chitarra che porta la sua firma. Il pezzo è proposto nella versione che all’epoca fu pubblicata come singolo, priva quindi della strofa finale, e non presenta variazioni sostanziali nell’arrangiamento rispetto all’originale. Si tratta non di una rivisitazione bensì di un tributo, simile a quello che i King Crimson già fecero nel tour del 2000 con Adrian Belew – anche lui tra i collaboratori di Bowie.

La breve tracklist prosegue con una versione di ben dieci minuti di Easy Money. La sezione centrale del classico del 1972 è da sempre un momento di totale e creativa improvvisazione, quindi poco importa che vi siano già in discografia diverse registrazioni tratte dagli ultimi tour, perché ogni versione è realmente diversa e sorprendente. Anche questa, registrata a Parigi nel dicembre 2016, non delude le aspettative e associa alla grande potenza iniziale un successivo crescendo onirico, lento e sinuoso in cui ciascuno dei musicisti ha la possibilità di esprimere se stesso liberamente senza mai sfociare in un narcisistico e calligrafico esibizionismo. Probabilmente è uno dei brani che meglio esprimono il senso di questa band, che riprende classici del repertorio interpretandoli in maniera del tutto nuova. I fan più affezionati avranno piacere di trovare, al minuto 4’30” una rara auto-citazione di Fripp, che riprende il riff di The Power To Believe Part II.

Le tracce successive sono quelle che faranno storcere il naso ai fan più critici. Si parte con una splendida versione live di Starless, forse il brano più emozionante dell’intera discografia dei King Crimson, purtroppo proposto in una versione che sfuma dopo la parte cantata simile a quelle già apparse nelle raccolte THE CONCISE KING CRIMSON e THE 21ST CENTURY GUIDE TO KING CRIMSON. Per chi non l’ha mai ascoltata può essere una gradita sorpresa, ma chi conosce Starless nella sua interezza sicuramente soffre della mancanza della seconda, lunga parte del brano con lo splendido finale che realizza una vera e propria catarsi.

Alla melodica Starless segue Hell hounds of Krim, un brano di sole percussioni: un trio di batterie al quale Harrison, Mastelotto e Rieflin lavorarono fin dalle prime prove in studio nel 2014. Includere nuovamente questo brano dopo le versioni già edite nell’EP CYCLOPS e nel doppio album LIVE IN TORONTO è forse ridondante ma si tratta della prima versione diffusa da quando Jeremy Stacey si è avvicendato come terzo batterista al posto di Bill Rieflin. Probabilmente questo è il motivo che ha portato Fripp a inserirla nella breve sequenza dei brani di un EP. Sia Starless che Hell-hounds of Krim sono tratte dal concerto di Vienna, che verrà pubblicato per intero in autunno e sarà la prima uscita discografica con un concerto completo dal Tour 2016.

La chiusura è affidata a una versione Radio Edit di Heroes, identica a quella in apertura ma abbreviata di quasi un minuto con la rimozione degli applausi e della breve introduzione iniziale di chitarra.

Questo EP è un documento essenziale e prezioso soprattutto per chi non conosce a fondo i King Crimson. Se la doppia versione di Heroes strizza l’occhio alle stazioni radio americane, proprio ora che sta per iniziare il tour negli Stati Uniti, i pezzi centrali approfondiscono tre diverse anime della band e offrono una rapidissima ma ampia rassegna di quello che ci si può aspettare oggi dai King Crimson, il gruppo che ha scritto fin dal 1969 una delle pagine più innovative e interessanti del rock.