“Dopo i quaranta anni, noi donne siamo pronte per essere buttate via “. E invece no. Ecco Nathalie che affronta con forza i cambiamenti, le separazioni, i lutti della vita. Non è solo resilienza, ma anche amore per i libri, il pensiero, la filosofia.
Incuriosisce e intriga il film “Le cose che verranno – L’ avenir”, della brava regista Mia Hansen-Løve, con una Isabelle Huppert in stato di grazia, che ci racconta la forza, la dignità delle donne di oggi, alle prese con il tempo che passa. Ha una madre “pazza”che finisce per rovinarle la vita ma lei tiene duro, guarda avanti e se ne prende cura. Non tradisce mai la strada scelta, il suo lavoro come insegnante, e due figli che contano su di lei.
Cosa non la fa crollare quando il marito la lascia e muore sua madre? Si aggrappa ai suoi libri, alla filosofia. Non ha il tempo di piangere e si ama abbastanza da non accettare compromessi: non cede alla tentazione di riprendersi il marito ma nemmeno a quella di ritrovare l’autostima nelle braccia di un giovane ex allievo decisamente affascinante. Si muove seguendo una coerenza interna, un amore di sè che la porta lontano da scorciatoie che attenuerebbero il dolore di vivere, ma a un prezzo troppo alto.
La regista ci regala un film che semina dubbi, racconta le inquietudini delle donne di oggi, alle prese con madri anziane problematiche, figli che crescono e mariti in cerca di avventure. Il cinema ha bisogno di donne così, che non affoghino i propri disagi con uomini “stampella”, che preferiscano affrontare il mare aperto a una navigazione in acque stagnanti.
“Ho ritrovato una libertà totale” dice Nathalie, proprio quando sua madre è morta e il marito l’ha lasciata. E’ pronta a vivere le incertezze della sua nuova condizione esistenziale, con l’intensità di chi vive con grande consapevolezza.
Quando arrivano i titoli di coda, stiamo giusto aspettando il classico “finale”. E invece no: le cose che verranno tocca scoprirle, affrontarle momento per momento.
È il segreto di Nathalie che non cerca facili soluzioni alle tempeste della vita, anche quando viene messa da parte dalla casa editrice per cui scrive, a caccia di novità da lanciare sul mercato.
Nathalie non è una “povera donna sola”, e ritrova il piacere della libertà anche grazie a una gatta nera, Pandora, che, dopo una vita passata sul letto di sua madre, inizia a guardarsi intorno. E quando abbraccia suo nipote, il figlio di sua figlia, sembra ritrovare l’amore per un vita che continua, nonostante tutto.