UNIONE EUROPEA – I 27 Capi di Stato europei festeggiano, in Campidoglio, il 60esimo anniversario dei Trattati di Roma

Il 25 marzo 1957 furono firmati a Roma due Trattati: il primo istituiva la Comunità economica europea (CEE), il secondo la Comunità europea dell’energia atomica (Euratom). Gli stati firmatari erano Belgio, Germania, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi. La cerimonia avvenne in Campidoglio, nella meravigliosa sala Orazi e Curiazi del Palazzo dei Conservatori. Quel giorno, sulle macerie conseguenti alla Seconda Guerra Mondiale e con l’impegno di instaurare un periodo di pace, nacque l’Europa unita.

A distanza di 60 anni, sabato 25 marzo, la città di Roma ha ospitato, negli stessi ambienti della storica firma, i leaders dei 27 paesi facenti attualmente parte dell’Unione Europea.

In un clima festoso e cordiale, gli onori di casa sono stati fatti dal Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni e dal Sindaco di Roma Virginia Raggi. Presenti, tra gli altri, il Cancelliere tedesco Angela Merkel, il Presidente francese François Hollande, il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker.

Unico assente giustificato è il Premier inglese Teresa May che, proprio alla fine del mese, attiverà l’articolo 50 del Trattato di Lisbona per l’avvio del processo di separazione dal blocco europeo.

I 27 Capi di Stato e di Governo hanno, quindi, apposto le loro firme alla Dichiarazione di Roma, un testo che rivendica con orgoglio i risultati raggiunti dall’Unione Europea in questi 60 anni e pone le basi per superare le sfide più importanti dei nostri tempi. Ecco, di seguito, i punti chiavi della dichiarazione.

Sessanta anni fa, superando la tragedia di due conflitti mondiali, abbiamo deciso di unirci e di ricostruire il continente dalle sue ceneri. Abbiamo creato un’Unione unica, dotata di istituzioni comuni e di forti valori, una comunità di pace, libertà, democrazia, fondata sui diritti umani e lo stato di diritto, una grande potenza economica che può vantare livelli senza pari di protezione sociale e welfare. 

L’unità europea è iniziata come il sogno di pochi ed è diventata la speranza di molti. Fino a che l’Europa non è stata di nuovo una. Oggi siamo uniti e più forti: centinaia di milioni di persone in tutta Europa godono dei vantaggi di vivere in un’Unione allargata che ha superato le antiche divisioni.  

L’Unione europea è confrontata a sfide senza precedenti, sia a livello mondiale che al suo interno: conflitti regionali, terrorismo, pressioni migratorie crescenti, protezionismo e disuguaglianze sociali ed economiche. Insieme, siamo determinati ad affrontare le sfide di un mondo in rapido mutamento e a offrire ai nostri cittadini sicurezza e nuove opportunità. 

Renderemo l’Unione europea più forte e più resiliente, attraverso un’unità e una solidarietà ancora maggiori tra di noi e nel rispetto di regole comuni. L’unità è sia una necessità che una nostra libera scelta. Agendo singolarmente saremmo tagliati fuori dalle dinamiche mondiali. Restare uniti è la migliore opportunità che abbiamo di influenzarle e di difendere i nostri interessi e valori comuni. Agiremo congiuntamente, a ritmi e con intensità diversi se necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato, in linea con i trattati e lasciando la porta aperta a coloro che desiderano associarsi successivamente. La nostra Unione è indivisa e indivisibile. 

Per il prossimo decennio vogliamo un’Unione sicura, prospera, competitiva, sostenibile e socialmente responsabile, che abbia la volontà e la capacità di svolgere un ruolo chiave nel mondo e di plasmare la globalizzazione. Vogliamo un’Unione in cui i cittadini abbiano nuove opportunità di sviluppo culturale e sociale e di crescita economica. Vogliamo un’Unione che resti aperta a quei paesi europei che rispettano i nostri valori e si impegnano a promuoverli.”.

Dalle intenzioni sarà necessario passare ai fatti. Il concreto interesse dei 500 milioni di cittadini europei non può che essere quello di una maggiore integrazione, di un’efficace trasparenza decisionale, di una migliore partecipazione democratica, di una sicurezza responsabile e sostenibile ma, soprattutto, dell’avvento di una nuova fase di prosperità economica.