Dopo sedici anni di assenza torna, al Teatro dell’Opera di Roma, “Il Trovatore“, una delle opere più amate di Giuseppe Verdi. Dopo la prima del 28 febbraio, ci saranno, a disposizione del pubblico romano e non solo, ben sette repliche (alle sei in origine previste si è aggiunta la recita straordinaria del 3 marzo).
L’appuntamento con quest’opera di Verdi è molto atteso sotto molteplici punti di vista. Da una parte perchè chiude la trilogia popolare iniziata nel 2016 con il brillante Rigoletto curato da Leo Moscato e la sfarzosa Traviata firmata Sofia Coppola con gli abiti di Valentino (la ripresa è programmata per ottobre 2017). Dall’altra perché segna il ritorno a Roma di due grandi maestri come Jader Bignamini alla direzione dell’Orchestra dell’Opera di Roma e Alex Ollé alla regia, con la collaborazione di Valentina Varrasco.
Il pubblico ricorderà, soprattutto, Ollé per l’inedita versione della Madama Butterfly andata in scena alle Terme di Caracalla due anni e mezzo fa. Il successo dell’opera, riletto in senso anticonvenzionale e moderno, fu tale da essere ripresa nella scorsa estate, con grande partecipazione di pubblico.
“Non è facile mettere in scena il Trovatore – afferma lo stesso Ollé nella conferenza stampa di presentazione – Il libretto è assurdo e complicato. E’ difficile superale il tremendo ostacolo dell’inverosimiglianza. La storia è assai strana e coniuga odio, confusione, pazzia, devozione e sconfinato amore disposto ad ogni sacrificio. Può essere resa credibile solo facendo riferimenti all’insensatezza della guerra. E’ la guerra, e specialmente una guerra tra fratelli, ciò che permette di comprendere ogni passione smisurata. E’ in una guerra così che il fuoco, le fiaccole, le mura di castelli e conventi, l’odio sconfinato degli uni e degli altri sono semplicemente possibili. La guerra messa in scena contiene principalamente gli elementi della Prima Guerra Mondiale come le trincee, il fango, la sporcizia, i soldati e ele fosse. Le idee fondamentali per la scenografia e gli abiti partono da questa situazione ossessiva, ovvero una guerra in cui gli stessi contendenti sono arrivati a dimenticare il motivo del loro odio”.
“Per me è un debutto – aggiunge il Maestro Bignamini, già ammirato in occasione delle recenti Aida e Traviata – è la prima volta che dirigo, alla testa di una vera orchestra d’opera come quella romana, il Trovatore. Data la prevalente ambientazione notturna, ho cercato di condurre l’orchestra ad eseguire la musica con le tonalità più scure. La passione e il fuoco sono invece sottolineate dai fortissimi. Vorrei ringraziare i due cast, sono ottimi pur con diverse caratteristiche. I personaggi dell’opera sono giovani e i cantanti hanno, quindi, trasmesso tanta energia e vitalità, soprattutto nei duetti.”
“La scena – conclude Ollé – si compone di 24 scatole che si muovono e si compongono formando scene diverse. La possibilità di cambiare agevolemnte l’ambientazione lascia tanto spazio all’immaginazione del pubblico”.
Il nuovo allestimento, coprodotto con De Nationale Opera di Amsterdam e l’Opéra National di Parigi, è realizzato con la partecipazione de La Fura dels Baus, di cui Ollé e uno dei sei direttori artistici. Le scene astratte sono firmate da Alfons Flores. Le luci sono di Urs Schönebaum e i costumi di Luluc Castells.
Stefano Secco (che si alterna con Diego Cavazzin per le recite del 3, 5 e 8 marzo) sarà Manrico. Leonora è invece Tatiana Serjan (Vittoria Yeo 3, 5 e 8 marzo). Ekaterina Semenchuk si alterna con Silvia Beltrami nel ruolo di Azucena. Simone Piazzola e Rodolfo Giugliani interpreteranno il Conte di Luna. Presenti in tutte le recite, Carlo Cigni, nel ruolo di Ferrando, Reut Ventorero, nel ruolo di Ines, e Aleandro Mariani come Ruiz.
Dopo la prima di martedì 28 febbraio (ore 20) che sarà trasmessa in differita su Radio Rai3, l’opera sarà replicata giovedì 2 marzo (ore 20), venerdì 3 (ore 20), sabato 4 (ore 18), domenica 5 (ore 16.30), martedì 7 (ore 20), mercoledì 8 (ore 20) e venerdì 10 (ore 20).
Stagione 2016/2017
Il Trovatore
Musica di Giuseppe Verdi. Opera in quattro parti
Libretto di Salvatore Cammarano
tratto dall’omonimo dramma spagnolo di Antonio García Gutiérrez