LIBRI – Aveva un volto bianco e tirato – Il caso Re Cecconi

"Perché un giocatore, giovane, bello, ricco e famoso dovrebbe mettersi a fare uno scherzo così pericoloso e idiota?". Se lo chiede Guy Chiappaventi nel suo bel libro dedicato al biondo centrocampista della Lazio di cui oggi, 18 gennaio 2017, ricorre il quarantesimo anniversario della tragica scomparsa

“Non mi interessava fare un processo di revisione e riaprire un caso giudiziario, né giudicare Tabocchini, che ormai è un uomo di 80 anni.” Così Guy Chiappaventi alla presentazione di AVEVA UN VOLTO BIANCO E TIRATO – IL CASO RE CECCONI, il suo nuovo libro sull’angelo biondo centrocampista della Lazio ucciso con un colpo di pistola da un gioielliere del Fleming il 18 gennaio 1977 in circostanze mai chiarite fino in fondo. Un delitto liquidato con la piena assoluzione del suo assassino e con testimonianze contrastanti che lasciano più di qualche dubbio.

In questo bel volume, condotto con uno stile avvincente a metà tra il giornalismo d’inchiesta e la narrazione del romanzo, Chiappaventi – abile nel ricostruire l’atmosfera che si respirava in quegli anni inserendo come in un cesello anche suggestivi riferimenti autobiografici – ci tiene a riabilitare l’immagine dello sprovveduto costruita addosso a Re Cecconi, un giovane e bravo calciatore che ha perso la vita a soli 28 anni, lasciando due figli molto piccoli e la moglie Cesarina di 24 anni, e che quasi sicuramente sarebbe stato convocato per i Mondiali del 1978 in Argentina. Perché Guy non ci sta a veder dipinto Re Cecconi – che in una Lazio in cui i compagni di squadra andavano in giro con la pistola veniva chiamato “il saggio” – come uno sciocco che viene ucciso per uno scherzo assurdo.

Re Cecconi

In quella piovosa sera di gennaio, Re Cecconi entra nella gioielleria dell’orafo Bruno Tabocchini in via Francesco Saverio Nitti a Roma assieme a due amici, il compagno di squadra Pietro Ghedin e il profumiere Giorgio Fraticcioli. Quel che succede in quei tragici attimi non si saprà mai con certezza: tante le versioni discordanti e le testimonianze ritrattate. Però Cecco – come lo avevano soprannominato amici e compagni da quando giocava nella Lazio – viene colpito al cuore da una Walther 7,65 e muore poco dopo all’ospedale San Giacomo. La prima versione dei fatti racconterà che il biondo calciatore della Lazio entrando in gioielleria aveva simulato per scherzo una rapina. Una versione subito rigettata dalla famiglia e dagli amici più intimi: Luciano era soprannominato “il saggio” proprio per la sua capacità di essere freddo e razionale anche nei momenti in cui tutti perdono la testa.

Un giornale dell'epoca

Tabocchini viene dapprima arrestato per eccesso di legittima difesa, perché Re Cecconi naturalmente era disarmato, poi durante il processo – e con il sostegno massiccio della categoria degli orafi romani – viene assolto. Curiosamente, nonostante il parere contrario del pubblico ministero Franco Marrone, la Procura di Roma non presenterà neanche il ricorso in appello.

Tanti gli interrogativi che tuttora restano irrisolti e che Chiappaventi mette nel dovuto risalto: “Davvero il calciatore e l’orafo che lo uccise (…) non si erano mai visti prima? (…) Re Cecconi passava dai negozi di Via Flamina vecchia praticamente ogni sera, era famoso e molto riconoscibile per i capelli biondi quasi albini”. Non solo i calciatori della Lazio frequentavano quotidianamente il quartiere Fleming, visto che ci abitavano e ci facevano compere, ma “Re Cecconi e Tabocchini a Roma hanno abitato sempre nello stesso quartiere, Tomba di Nerone”. Possibile che il gioielliere abbia potuto affermare e convincere il tribunale di non aver mai conosciuto Re Cecconi?

Significativa la testimonianza di Stefano Re Cecconi, il figlio di Luciano: “Hanno costruito addosso a mio padre questa immagine, sono riusciti a farlo passare per un cretino (…) Conveniva a tutti chiudere quella storia velocemente. Lui era morto, i gioiellieri erano un potere forte, una lobby schiacciata dalla violenza di quegli anni, l’opinione pubblica era in larga parte innocentista e voleva l’assoluzione di Tabocchini, perché non sono stati fatti altri gradi di giudizio?”. Un mistero, quella dell’uccisione di Luciano Re Cecconi, che resta tuttora uno dei più grandi misteri del calcio italiano.

L’AUTORE – Guy Chiappaventi, giornalista, lavora come inviato al TG La7. La sua carriera l’ha portato a muoversi fra il G8 di Genova, il crollo del regime di Saddam Hussein, la Milano del bunga bunga, la Roma di Mafia Capitale e numerosi altri fatti di notevole rilevanza. Ha pubblicato PISTOLE E PALLONI (Castelvecchi), BAGHDAD ANNO ZERO (Rubbettino) e LA VALIGIA DEL CENTRAVANTI (Limina).

Guy Chiappaventi
AVEVA UN VOLTO BIANCO E TIRATO
IL CASO RE CECCONI
Tunué, pagine 144, euro 14.90