“Volevo raccontare la storia d’amore tra una madre e una figlia, il rapporto più necessario e conflittuale delle nostre vite”. E su questo “materiale vulcanico”, Iaia Caputo ha scritto un romanzo intenso, pieno di domande, di chiaroscuri, di separazioni e di colpi di scena, Era mia madre, edito da Feltrinelli.“Non credo nelle buone o nelle cattive madri- precisa- ci sono solo gli essere umani, con i loro momenti di eroismo o di debolezza”.
Tutto inizia con una madre che, all’improvviso, si sente male. Per sua figlia comincia un percorso cui elabora, giorno dopo giorno, una separazione definitiva, ricca di scoperte ed emozioni ritrovate.
“E’ così difficile conoscere le persone che ci sono più vicine- dice l’Autrice- gli amori si nutrono spesso di abitudini e disattenzioni. Alice, la figlia che racconto nel romanzo, come molte di noi conosce le madri guardandosi indietro, crescendo e perdonandole spesso l’imperfezione del rapporto che abbiamo vissuto. Fragilità è la sostanza di cui siamo fatti e incontrare la debolezza materna segna la fine di molte idealizzazioni”.
Nel rito del “perdono”, è possibile ritrovarsi, riconoscere i propri limiti e aprire le porte a un rapporto più vero, più consapevole.
“Una madre e una figlia – scrive la madre ad Alice- non si separano in un colpo solo, netto, pulito, ma attraverso strappi successivi, e neppure sempre tristi o dolorosi”.
Il nuovo romanzo di Iaia Caputo esplora le emozioni di “un dolore che toglie il respiro”, i vissuti legati alla separazione e al lutto, con la leggerezza e la profondità che attiene alle nostre vicende umane. E’ un viaggio nella memoria, mentre il mondo esterno resta indifferente e continua la sua folle corsa.
Piano piano Alice ricompone il suo mondo interno, riscrive il suo rapporto con la madre. E’lei che le ha detto che si è vivi fino a che “si è capaci di lasciarsi sopraffare dal bello”. In una cartellina rossa con la scritta “Lettere a una figlia che parte”, troverà segreti familiari e potrà dare un ordine alla tela dei suoi ricordi.
Con una scrittura intima, coinvolgente, la scrittrice racconta ricordi, incontri e anche la nostalgia delle parole non dette. Tra gli altri personaggi, ecco Sinforosa, la nonna, che spiega alla nipote , con grande intensità, la differenza tra amore e volersi bene, dopo tanti anni di vita in comune.
Era mia madre è un viaggio personale, doloroso ma consapevole che comporta la presa di coscienza della vita familiare, delle sue luci e delle sue ombre. Ci sono anche tanti gesti di affetto della madre, che traspaiono nelle sue lettere. Anche la sua casa porta il segno di una donna che ha vissuto, amato, scelto piante e fiori.
Le differenze tra madre e figlia hanno scavato, come spesso accade, distanze incolmabili, ma ora, nel momento del distacco, tutto sembra accettabile, acquista un senso e anche il passato viene guardato con tenerezza.
Non siamo mai pronti a perdere una madre. Ma possiamo imparare a fare i conti con le nostre emozioni, sapendo che “l’unica eredità di cui disponiamo è l’amore che abbiamo ricevuto”.