Con la scomparsa di Greg Lake se ne va un’altra colonna portante del rock che ha cambiato il mondo. Greg si fa notare con i King Crimson di IN THE COURT OF THE CRIMSON KING nel 1969, ma nel 1970 si unisce a Keith Emerson per formare il trio di art rock più famoso del mondo: gli Emerson, Lake & Palmer. La sua notorietà arriverà ai massimi livelli proprio con EL&P. Tra le sue canzoni più famose e amate dai fan, non si può fare a meno di ricordare splendide ballate come Lucky Man, From The Beginning, I Believe In Father Chrstimas.
Lake nasce il 10 novembre 1948 e cresce nel quartiere Oakdale di Poole, una cittadina vicina a Bournemouth. A dodici anni riceve in regalo dalla mamma la sua prima chitarra e viene mandato a lezione da Don Strike, lo stesso insegnante dove è andato Robert Fripp, futuro collega nei King Crimson due anni prima. «Fripp e io andavamo dallo stesso insegnante di chitarra… Avevo sentito parlare di lui ma non lo conoscevo di persona. Anche lui aveva sentito parlare di me e venne ad assistere a un concerto per sincerarsi che non fossi più bravo di lui. Mi cominciò a porre varie domande sul mio stile e cercai di spiegargli semplicemente come poteva suonare quello stile particolare. Appena terminai le mie spiegazioni, prese la chitarra e iniziò a suonare: cosi scoprii chi era. Ho un gran rispetto per lui».
Nel 1967 Greg è considerato un predestinato nel giro musicale di Bournemouth, uno di quelli che farà parlare di sé a livello professionale. È uno dei fondatori degli Shame, dove suona la chitarra: la band attrae l’attenzione della MGM che la mette sotto contratto per incidere un single. Quando riceve la chiamata con cui il suo vecchio amico Fripp gli offre un lavoro, Lake è intanto entrato a far parte, questa volta come bassista, di una band già avviata, The Gods, dove militano Ken Hensley alle tastiere, Lee Kerslake alla batteria (poi entrambi negli Uriah Heep) e il bassista/chitarrista John Konas. La chiamata di Fripp è seguita da una visita di Michael Giles, che arriva a casa di Lake con la sua vecchia Ford Anglia. Giles, che non lo ha mai sentito suonare, rimane colpito dalla sua presenza fisica e dal timbro della sua voce. Greg accetta la proposta di entrare a far parte della nuova band come bassista e cantante. Nascono così i King Crimson di Greg Lake, Robert Fripp, Ian McDonald, Michael Giles e Peter Sinflield, considerati universalmente i fondatori del Progressive Rock, genere nel quale confluiscono, all’interno dell’idioma del rock, elementi di jazz, classica, folk e psichedelia, ma dal quale i KC si staccheranno non appena diventerà una vuota etichetta di maniera.
Una volta unitosi a Keith Emerson e Carl Palmer, Lake ha un successo internazionale e commerciale di proporzioni planetarie. Quindi, terminata o comunque messa in pausa l’avventura con EL&P, torna sulla scena con una propria band e un repertorio molto più metal che in passato, fa una breve apparizione nel 1984 nel super gruppo degli ASIA in sostituzione di John Wetton per il tour in Giappone Asia in Asia. Nel 2012 aveva intrapreso un tour internazionale con il suo spettacolo autobiografico SONGS OF A LIFETIME che è diventato anche un doppio album. È morto ieri 7 dicembre 2016 all’età di 69 anni dopo una lunga lotta contro il cancro.
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Di seguito l’articolo integrale che pubblicai su MP News dopo l’omonimo spettacolo del 1 dicembre 2012 a Roma nel quale ebbi la fortuna di incontrarlo e intervistarlo.
Nell’accogliente cornice del Teatro Ambra alla Garbatella a Roma una serata di grande musica con la leggenda del progressive Greg Lake. Cantante e bassista dei King Crimson del capolavoro IN THE COURT OF THE CRIMSON KING («Robert Fripp e io siamo cresciuti insieme, andavamo dallo stesso maestro di chitarra nel Dorset, nei King Crimson mi chiese di passare al basso. Eravamo come gemelli, entrambi sapevamo esattamente cosa avremmo suonato in quel determinato momento, era una situazione unica» racconta tra un brano e l’altro) e poi nel fantastico trio con Emerson e Palmer che lo ha portato al successo internazionale, Lake torna sul palco da solo con la chitarra (anzi, le chitarre: ne ha con sé 8 tra le elettriche Rickenbecker, Stratocaster, Gretsch e le acustiche Gibson, Epiphone, Taylor, più il fedele basso custom Sadowsky) per raccontare le sue SONGS OF A LIFETIME.
Sono le canzoni di una vita, non solo brani che hanno segnato la sua carriera come le splendide 21st Century Schizoid Man (con la quale apre lo show) o il suggestivo medley Epitaph/The Court Of The Crimson King e l’indimenticabile I Talk To The Wind dei King Crimson, Lend Your Love To Me e From The Beginning degli EL&P, ma anche canzoni come Heartbreak Hotel di Elvis Presley (Greg ricorda a questo punto l’emozione della prima volta che andò ad ascoltare “The Pelvis” in concerto negli States) e You’ve Got To Hide Your Love Away dei Beatles, a confermare come, grato comunque al movimento del prog-rock per quanto gli ha dato, voglia rinunciare a catene di ogni genere, anche quelle più splendenti e dorate. «Prima del prog-rock» – precisa Greg – «suonavo ogni genere di musica, dal blues al gospel e molto altro e vorrei tornarci, riaprire la mia carriera a un orizzonte più vasto che ho trascurato durante gli anni del prog».
Nella seconda parte dello show Lake dà voce ancora ai successi con gli Emerson, Lake & Palmer come Touch And Go, Trilogy, Still You Turn Me On per tornare alle canzoni della sua adolescenza come il divertente rhythm’ n ‘blues Shaking All Over dei Johnny Kidd And The Pirates, passare per la splendida C’est la vie, composta da Lake e portata al primo posto in classifica in Francia da Johnny Halliday, finire con la poesia di Lucky Man («una canzone che non piaceva né a Emerson né a Palmer quando l’ho suonata la prima volta») e People Get Ready di Curtis Mayfield. Il pubblico entusiasta viene omaggiato con un bis di tutto riguardo Welcome Back My Friend To The Show That Never Ends, altro classico degli EL&P. Bentornato Greg.
Il sito ufficiale di Greg Lake