Arrivare a festeggiare 50 anni di carriera è un traguardo che pochi possono permettersi. Se poi parliamo di uno dei più grandi pianisti viventi non possiamo che fermarci e rendere omaggio. Parliamo di Michele Campanella, un artista che non ha bisogno di presentazioni, un fuoriclasse del pianoforte che coniuga, fin dagli arbori, gli elementi della qualità, dell’eleganza e del virtuosismo.
La IUC, lo scorso martedì, ha ospitato, a detta di tanti presenti, un recital davvero unico. In un’Aula Magna gremita in ogni ordine di posto, Michele Campanella ha deliziato il pubblico con un’esibizione, senza mezzi termini, straordinaria, così come straordinaria è stata tutta la sua carriera.
Formatosi alla scuola napoletana di Vitale, Campanella si è esibito, nel corso degli anni, con le principali orchestre internazionali e con i migliori direttori del ‘900. Celebre, soprattutto, per le indimenticabili interpretazioni lisztiane (è di recente pubblicazione l’incisione dei 12 Studi d’esecuzione trascendentale), il pianista è anche un ottimo insegnante e divulgatore.
Non capita tutti i giorni (nella mia breve esperienza, è la prima volta) di assistere ad un’esaustiva spiegazione dello stesso artista in concerto dei brani e degli autori scelti per il recital. Come se non bastasse, è il medesimo Maestro a firmare il testo presente sul programma di sala usando parole di rara semplicità ma, nello stesso tempo, di incommensurabile profondità. Tutto perfetto. Campanella, da buon napoletano, alterna ironia a saggezza. Al termine della presentazione, durata una buona mezz’ora, il pianista ammonisce il pubblico a spegnere i telefoni cellulari e ad immergersi nella bellezza della musica classica. “La musica – sottolinea – non deve essere un semplice sottofondo”. Mai parole si rivelarono così vere.
Prima e dopo i Quadri. E’ questo il titolo del concerto. Tutto ruota intorno all’opera di Modest Musorgskij, ovvero a quei Quadri da un’esposizione conosciuti al grande pubblico soprattutto per la strumentazione orchestrale ad opera di Maurice Ravel. Nata come suite per pianoforte, la composizione si pone come uno dei vertici della musica classica ottocentesca, un vero e proprio banco di prova per qualsiasi pianista. Scritta dopo la visita ad una mostra all’Accademia Russa di Belle Arti di San Pietroburgo, l’opera si compone di quindici brani, dieci di quali sono ispirati alle tele osservate. Gli altri cinque sono le Promenade, che descrivono, con differenti ma lievi variazioni, le passeggiate da una tela all’altra.
“Per la prima volta nella storia della musica per pianoforte – spiega il Maestro Campanella nel programma di sala – ciò che ascoltiamo non è frutto di un’elaborazione erudita di forme sonore o, secondo la visione di Schumann, di fatti della vita, ma ci arriva come se quei fatti parlassero direttamente, senza l’intermediazione di un’élite culturale. I titoli dei piccoli brani che compongono i Quadri sono collegati all’illustrazione sonora in un’immediatezza sconvolgente, e vengono spiegati all’ascoltatore da una musica che riesce a raccontarci sentimenti, emozioni, scene dai contenuti inconcepibili fino ad allora, usando un pianismo inventato da zero, rozzo, brutale, sensibilissimo, fantasmagorico.”
Accanto al capolavoro del compositore russo, Campanella accosta tre composizioni che si pongono come premessa e come conseguenza dei Quadri che occupano tutta la seconda parte del concerto (da qui il titolo Prima e dopo i Quadri).
Si parte, dunque, con il prima e il dopo.
Il prima è Schumann, descritto da Campanella come “il creatore del racconto”, ovvero come il compositore che ama il frammento minimo, “l’idea fulminea che appare e svanisce”. Il romanticismo del giovane tedesco è esaltato nella poetica dei brevi Papillons, costituiti da dodici pezzi per pianoforte di raro virtuosismo strumentale. Segue poi l’Ottava Novelletta composta da Schumann nel culmine dell’amore per la sua Clara. L’intemperanza della vita dell’autore viene trasposta nella composizione. Da qui la correlazione con la musica a programma dei Quadri musorgkijani.
Il dopo è Sergej Prokofiev. Gli spendidi Racconti della vecchia nonna op. 31, ispirati chiaramente alla fanciullezza e intrisi di musica popolare, sono di struggente bellezza. Gli echi di Musorgkij si intravedono nelle armosfere tipicamente russe.
La seconda parte del concerto è tutta per i Quadri. L’interpretazione del Maestro lascia senza parole. La semplicità del tocco e l’eleganza del movimento di Campanella, unite alla freschezza e al movimento mai monotono del testo musicale, rendono l’opera del compositore russo ancora più straordinaria.
Ci dobbiamo ripetere. Tutto straordinariamente perfetto. Complimenti vivissimi a Michele Campanella e alla IUC per aver avuto modo di offrire, nel corso di questa bella stagione, appuntamenti di così alto livello.
Martedì 29 novembre 2016
Michele Campanella – pianoforte