IUC – Straordinario concerto di Nicola Benedetti e Alexei Grynyuk

Il programma ha visto l'esecuzione di una composizione di Szymanowski, della decima Sonata di Beethoven e della Sonata in mi minore di Elgar.

Scozzese di origini italiane, Nicola Benedetti, 1987, è senza dubbio la nuova star del violinismo internazionale. Un tale naturale precocissimo”. La biografia contenuta nel programma di sala del concerto andato in scena nell’Aula Magna dell’Università della Sapienza presenta, con poche ed efficaci parole, una delle migliori interpreti della nuova generazione di violiniste. Determinazione, padronanza assoluta dello strumento, passione, profondità del suono, sensualità, bellezza: Nicola Benedetti è tutto questo e molto di più.

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Accompagnata al pianoforte da un ottimo Alexei Grynyuk, vincitore tra l’altro di numerosi concorsi pianistici internazionali come il Premio Horowitz, Benedetti, avvolta in un elegante abito nero, ha saputo, come facilmente prevedibile, ammaliare il numeroso pubblico del sabato pomeriggio con un raro virtuosismo e con un programma di straordinaria bellezza ed eleganza.

Il concerto si è aperto con l’esecuzione dei 3 Poemi op. 30 “Mythes” di Karol Szmanowski, tre meravigliosi racconti erotici della mitologia classica greca.

Il primo, “La fontana di Aretusa”, ricorda il mito della ninfa Aretusa e del suo innamorato Alfeo, figlio di Oceano. Per sfuggire al dio, la ninfa, colta dal terrore di essere violata, è trasformata da Artemide in una fonte. A sua volta Alfeo viene tramutato da Zeus in un fiume che dal Peloponneso arriva fino in Sicilia per ricongiungersi all’acqua della fonte. Il pianoforte rievoca lo scorrere dell’acqua con una particolare figura timbrica. I trilli del violino fanno il resto e riescono mirabilmente a rievocare la storia.

Il secondo mito, “Narciso”, si riferisce all’episodio del bellissimo giovane che muore di dolore dopo essere rimasto infatuato della propria immagina riflessa nell’acqua. L’atmosfera, qui, si fa onirica e sognante e a tratti ambigua. Il tasso erotico sale vertiginosamente.

L’ultimo mito ricorda “Le Driadi e Pan”, con il fauno intento a rincorrere le ninfe dei boschi. Una di esse, per la paura di essere catturata, viene trasfroamta in una canna da cui proprio lo stesso Pan ricava il suo flauto. Qui il violino usa numerosi mezzi, come tremoli, glissati, trilli, pizzicati e armonici per evocare il suono ipnotico e arcaico del flauto.

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La Sonata in sol maggiore n. 10 op. 96 di Beethoven è il secondo pezzo del pomeriggio. Successiva alla celebre Sonata a Kretuzer, la Sonata ha un carattere di ariosa serenità e di assoluto lirismo. L’esecuzione richiede un alto livello di tecnica e di padronanza sia del violino che del pianoforte. Il trillo interrogativo dei due strumenti all’inizio dell’Allegro moderato è idillico. Il successivo Adagio espressivo rivela in tutta la sua pienezza la bellezza della melodia. Al fugace ed agitato Scherzo segue la dolcezza del Poco allegretto conclusivo.

Il connubio tra Benedetti e Grynyuk nella sonata beethoveniana è perfetto. I due riescono a sfoderare un’interpretazione trasognante, emozionante e, specialmente nell’ultima parte, commovente.

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L’esecuzione della Sonata in mi minore op. 82 di Sir Edward Elgar chiude il programma ufficiale del concerto. Composta in meno di un mese nell’estate del 1918, nel periodo di maggiore creatività del compositore inglese, la sonata rivela un tipico tratto romantico, a mezza strada tra l’inquietudine, il tormento e la serenità. L’Allegro iniziale comprende un tema appassionato  e un secondo tema poetico che trascende nella disperazione. Il successivo Andante, in forma ternaria, ha un’atmosfera di cupa serenità. L’Allegro non troppo conclusivo lascia aperta la porta, pur nel pessimismo generale dell’intera sonata, ad un sentimento di speranza.

Lo Scherzo della Sonata in do minore n. 7 op. 30 è il bis concesso dai due artisti alle richieste del pubblico. L’atmosfera vivace e ironica chiude in un modo che migliore non si può il concerto del sabato pomeriggio.

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Il virtuosismo di Nicola Benedetti e la musicalità di Alexei Grynyuk hanno dato vita ad un concerto che resterà negli annali della IUC. L’Istituzione, offrendo concerti come questo e in attesa del recital di Yundi Li, si conferma sempre più come una delle migliori realtà del panorama musicale romano.

 

Sabato 27 febbraio 2016

Nicola Benedetti – violino

Alexei Grynyk – pianoforte

 

Foto di Damiano Rosa