Parigi come non l’avete mai vista. Niente a che vedere con le solite guide turistiche. Ed ecco racconti di vita quotidiana, usi e costumi dei parigini, peripezie nella burocrazia francese, piccole manie, a volte divertenti e inaspettate dei nostri cugini d’Oltralpe.
Sono gli appunti colti e intriganti del libro “Paris…c’est la vie! Pillole di parigitudine” di Flavio Scaloni, con illustrazioni di Mario Lucio Falcone, pubblicato da Intermedia Edizioni. E’ stato presentato al Centre Saint-Louis di Roma il 3 febbraio. Non mancano anche le gaffes degli italiani che, nella Villa Lumière, cercano vestiti “prémaman”, entrano in pasticceria chiedendo “mignon” e “bigné” con “crema chantilly” e credono sia corretto dire “fare l’en plein”.
In compenso i francesi esagerano con l’aggettivo “pétit” ma anche con “putain”, parola che viene usata come un rafforzativo e l’immancabile “merde”.
L’autore vive da cinque anni a Parigi, ha un’ottima conoscenza della lingua, certificata con un Dalf e, in una corrispondenza, scritta dal 2012 al 2014 per il Circolo Letterario Bel Ami, ha raccolto suggerimenti per viaggiatori curiosi. Flavio Scaloni dice di essersi ispirato al divertente “Un anno nella merda” di Stephen Clarke e a “Connaissez vous Paris” di Raimond Quenot, che per tre anni, ha proposto, ai lettori del quotidiano l’Intransigeant, domande su aspetti curiosi della città.
Nel libro, a metà tra la narrativa di viaggio, un diario e un divertissement letterario, ci sono 60 pillole suddivise in aree tematiche.
Scopriamo così che, per strada, possiamo incontrare i “Souffleurs”, poeti militanti che sussurrano versi a chi vuole ascoltarli, ma anche i Bo-Bo, radical chic che girano in bicicletta. Non ci sono più i “ritrattisti di Montmatre” di una volta. e i parigini sbuffano per mostrare la loro noncuranza.
Sono anche davvero pignoli, amano andare in giro con un voluminoso “dossier” colmo di documenti personali fondamentali per fare ogni tipo di pratica. In compenso la macchina burocratica è celere ed efficiente.
Cari gli affitti, con risvolti davvero paradossali quando ci si ritiene fortunati, avendo trovato “uno studio di 23,3mq a 1000 euro, al sesto piano, senza ascensore”. I parigini, in buona sostanza, affittano solo a ricchi in grado di poter fornire molte garanzie.
Non poteva mancare qualche curiosità culinaria, ed ecco le immancabili baguettes e i macarons, i biscotti più famosi di Francia, forse un po’ sopravvalutati. Meglio, però, che lascino perdere la carbonara “Mi hanno portato – racconta l’autore- della pasta molto cotta con creme fraîche, prosciutto cotto e gruviera!”. E poi burro usato in gran quantità, in una cucina che non è decisamente dietetica. La nouvelle cuisine è ormai un falso mito. Non mancano istruzioni preziose su come trattare, a tavola, lumache ed ostriche per evitare brutte figure. Tutto parigino il rito del dejeuner sur l’herbe sulle rive della Senna.
Insomma una “non guida” che passa in rassegna i luoghi più amati dai parigini, ci segnala i cartelloni di poesie affissi nelle stazioni e luoghi poco noti come il Musée du Quai Branlye, una fornitissima biblioteca del Centre Pompidou, un accogliente club des Poétes a rue de Bourgogne e serate multietniche al Comptoir général, al posto dei soliti bistrot.
Deliziose le illustrazioni del libro, con il personaggio di Monsieur Chopinou, giornalista squattrinato, accompagnato, nelle sue scorribande parigine, dalla fedele escargot François Latrompette.