LIBRI – “Mia madre femminista. Voci da una rivoluzione che continua”

Il Movimento Femminista al centro del nuovo libro di Marina Santini e Luciana Tavernini

Anni  Sessanta e Settanta. Quelli che hanno visto la forza del Movimento femminista nelle piazze, con la coscienza che « il personale è politico ». Difficile mettere insieme tutti i percorsi e le esperienze, in un periodo in cui non c’era l’abitudine di conservare e archiviare documenti e immagini. Lo ha fatto il libro « Mia madre femminista – voci da una rivoluzione che continua” a cura di Marina Santini e Luciana Tavernini, pubblicato da Il Poligrafo.

Un libro necessario, per non dimenticare chi siamo e da dove veniamo, che aiuta le donne che c’erano a ritrovare date, teorie ed esperienze. E che racconta, anche alle nuove generazioni, le ragioni di quelle che “volevano la rivoluzione come si vuole un amante”. Le stesse che magari pensano “Ma doveva proprio capitarmi una mamma femminista”?

Nasce così la lettera aperta di una madre a sua figlia, per avviare un dialogo, per raccontare il percorso delle donne, con pagine di testimonianze in cui, tra foto in bianco e nero e racconti, ritroviamo i tanti volti di un movimento che ha dato il via a una rivoluzione possibile, perché parte dalle nostre vite. C’è anche quella di  Alessio Miceli, un uomo di Maschile plurale, che nel tempo, insieme ad altri gruppi, ha iniziato a dissociarsi dalla violenza, elaborandola invece di negarla. Unico percorso per poter vivere e lottare insieme, uomini e donne consapevoli.

“Vedere il mondo dal ‘centro della strada’-  dice Nicla- fu negli anni Settanta un modo di sentirsi al centro del mondo: fu travolgente per noi che partecipavamo e per la società non abituata a un protagonismo e a una visibilità femminile che mostravano forza e originalità. Nelle strade portavamo i temi e le richieste, nate nei piccoli gruppi e nei collettivi”. Si lottava non solo per la parità salariale, ma anche per l’autodeterminazione dell’aborto, perché la violenza contro le donne diventasse reato contro la persona. Non ci si fermava all’emancipazione, ma si lottava per un modo diverso di fare politica, ma anche di vivere i rapporti d’amore, di amicizia, di lavoro. Molte le donne che uscivano dai partiti, in cui si sentivano non più angeli del focolare, ma “angeli del ciclostile” e altre che vivevano in modo conflittuale la “doppia militanza”.

Per capire la portata di questo nuovo movimento, occorre ripercorrere la situazione in cui vivevano le donne precedentemente: solo a partire dal 1968 una donna non è più considerata adultera; fino al 1981 esiste ancora il delitto d’onore come attenuante per un uomo che uccideva la moglie; il divorzio arriva in Italia nel 1970  e la legge 194 sull’aborto è del 1978.

Scorrendo le pagine del libro, si incontrano donne come Franca Rame, Lea Melandri, la pittrice Carla Accardi, sospesa dal ministro dell’istruzione per aver letto in classe alle sue allieve il Manifesto di rivolta femminile di Carla Lonzi, pubblicando le riflessioni che ne erano scaturite, Alma Sabatini che, con Il sessismo nella lingua evidenzia la prevaricazione del genere maschile su quello femminile nel linguaggio.

Ci si può anche far guidare dalle parole chiave indicate alla fine del libro,come autocoscienza, differenza femminile, fine del patriarcato, lavoro di cura, liberazione sessuale, parità, pratica del fare, relazioni tra donne, collettivi. Ma è possibile anche seguire le varie esperienze in Italia e all’estero, pubblicate insieme a belle foto su pagine grigie che accompagnano il testo.

Erano i tempi in cui si leggevano libri come Le parole per dirlo di Marie Cardinal e riviste come Sottosopra, vera voce del Movimento e delle teorie che si andavano elaborando, pubblicato dal 1976 fino al 2009, con numeri tematici, che ora si possono leggere su Internet. “Il patriarcato- si legge nel libro- è finito perché è finito prima di tutto nella testa delle donne. Il femminismo è una rivoluzione che continua:un cambiamento costante di sé che riesce a modificare il mondo”. C’era Luce Irigaray che scriveva L’etica della differenza sessuale e Questo sesso che non è un sesso. A Roma ci si incontrava a via del Governo vecchio, a via Pompeo Magno, in piazza si gridava “Tremate tremate le streghe son tornate” e a Milano c’era la Libreria delle donne di via Dogana.

Bello il dialogo tra madre e figlia che attraversa tutto il testo .E alla fine del libro è la figlia a scrivere”Cara mamma, ti sei accorta di come sono cambiata? Come diceva Marilyn Monroe ‘Le donne che cercano di essere uguali agli uomini mancano di ambizione’. E io sono ambiziosa. Mi piace essere donna. Mi sento libera. Cerco giorno dopo giorno il senso del mio stare al mondo. E non da sola. Non è dato una volta per tutte. Nessuna e tantomeno nessuno, può farlo per me.