CINEMA – “Gli ultimi saranno ultimi”

L'ultimo lavoro di Massimiliano Bruno, con la partecipazione di Paola Cortellesi e Alessandro Gassmann, sarà nelle sale dal 12 novembre

Una donna incinta al nono mese, sconvolta, punta una pistola contro un poliziotto. Comincia così “Gli ultimi saranno ultimi” di Massimiliano Bruno. Un film che porta sul Grande Schermo la Crisi, la vita delle donne, la perdita del lavoro, ma soprattutto la dignità degli “ultimi” che, dopo un Purgatorio di ingiustizie, trovano la forza di reagire.

E’ la storia di Luciana Colacci, interpretata con grande intensità da Paola Cortellesi, una donna come tante, che si accontenta di vacanze fatte a ottobre per pagare meno, di un marito inaffidabile che “non vuole tornare a lavorare sotto padrone”. Un piccolo mondo, il suo, fatto di incontri, di amiche, di piccoli sogni da realizzare, come quello di avere un bambino, senza perdere il proprio lavoro.

Con grande sensibilità Massimiliano Bruno porta sullo schermo un racconto rappresentato per più di due anni in teatro, con quella sua straordinaria capacità di raccontare emozioni con leggerezza, di dare vita a personaggi di un Paese alla deriva, che riscoprono l’amicizia ma anche una disperazione che può portare a reazioni sconsiderate.

“Non è un film né bergogliano né renziano”. Così, a domanda risponde il regista presentando l’anteprima del film, in sala dal 12 novembre.

Rivisita, nel titolo, un versetto del Vangelo e, nel finale, precisa che “Nostro Signore ha detto che gli ultimi saranno i primi… ma non ha detto quando”. Un film che racconta una piccola realtà di provincia, al di là di vane promesse di ripresa e improbabili miracoli del Jobs Act.

Un film di “rabbia e di amore”, con momenti di irresistibile comicità, come quando le trasmissioni di Radio Maria irrompono nella vita quotidiana: la voce del Signore arriva dal water o dal lavandino, diffondendo preghiere e radiazioni anche mentre i protagonisti fanno l’amore.

“Gli ultimi saranno gli ultimi” è un film “al femminile”. I personaggi maschili sono confusi, infedeli, incapaci di assumersi responsabilità personali e familiari. Ottimi, nella parte, Alessandro Gasmann, marito simpatico ma inaffidabile e Fabrizio Bentivoglio, poliziotto fragile e “disonorato”.

Le donne, invece, sono forti, amiche e nemiche ma piene di risorse e di voglia di difendere i propri diritti. “Questa è una storia di confine- spiega Paola Cortellesi – non ci sono il bene o il male, i buoni o i cattivi, la commedia o il dramma. C’è la vita. E le contraddizioni che legano i momenti lieti e quelli duri, la spensieratezza e la follia, la serietà e la leggerezza. Luciana perde gradualmente gli affetti, il sostegno emotivo e reagisce in modo estremo, per riavere la sua vita, il suo stipendio basso, un lavoro con cui dare al figlio che sta per nascere una vita dignitosa”.

Luciana è disperata perché incontra persone anaffettive, prepotenti, inaffidabili. Vengono meno le piccole certezze quotidiane. Arriva il tradimento, la solitudine di un gesto disperato, una reazione forte a un’ingiustizia. “Non è stato facile – commenta la Cortellesi – per me che nella vita ho difficoltà a dire dei no. Ma forse il Cinema serve anche a questo”.

Nessun lieto fine. Gli ultimi resteranno ultimi, ma il figlio che nasce a Luciana, riprenderà il nome e l’energia di suo nonno Mario e suo padre avvierà un’officina per mantenere la famiglia. A volte reagire, ribellarsi alle ingiustizie, può avere esiti inaspettati.