KING CRIMSON
THRAK
40th Anniversary Series
(Panegyric/Self)
INTRODUZIONE – Chi scrive ha sempre evitato di usare la prima persona per recensire un disco, un libro o un film. Fedele a una raccomandazione tipica della più classica scuola di giornalismo, e anche nella convinzione che un critico che usa la prima persona singolare il più delle volte dà sfogo, spesso senza alcun pudore, alle proprie impressioni soggettive invece che focalizzarsi su una critica quanto più oggettiva e distaccata dalle proprie preferenze e dai propri gusti personali. Ma questa volta il critico deve raccontare un aneddoto legato alla recensione di questa riedizione di THRAK – album pubblicato per la prima volta nel 1995 – nella collana 40th Anniversary Series inaugurata nel 2009 da Robert Fripp per presentare in una nuova veste e alla luce dei miglioramenti e delle possibilità offerte dalle nuove tecnologie digitali l’intero catalogo dei King Crimson. Per questo il recensore ora passerà alla prima persona.
C’ERA UNA VOLTA – Nel gennaio 1995, durante un seminario di Guitar Craft (la scuola di chitarra di Robert Fripp) a Ohaj, in California, mi trovai a parlare durante un personal meeting dell’imminente pubblicazione di THRAK, primo album vero e proprio della nuova incarnazione dei King Crimson, il Doppio Trio. Mi disse: “La nozione del Doppio Trio mi è apparsa in un flash mentre tornavo, in auto, dalla chiesa del villaggio verso Salisbury, un pomeriggio del 1992. Un Doppio Trio non era ciò che intendevo, che mi aspettavo o che volevo, ma ho creduto e credo tuttora in questo punto di vista sufficientemente da potervi agire”, parole che avrebbe ripetuto fedelmente nel comunicato stampa di presentazione e poi riportate nelle note di copertina dell’album. Nella seconda metà del 1994 era stato pubblicato VROOOM un mini album con soli 6 brani, presentato come un biglietto da visita in attesa della lettera d’amore, ovvero THRAK. Rispetto a VROOOM, THRAK conteneva 15 tracce, ma la novità – mi disse in anteprima Robert, chiedendomi di scriverlo nella recensione che avrei fatto una volta tornato a Roma – rispetto al mini album è che anche i brani già ascoltati in VROOOM erano stati suonati ex novo per la pubblicazione di THRAK. In quell’occasione Fripp mi spiegò anche la collocazione acustica degli strumenti nel mix finale del nuovo lavoro: sulla cassa acustica di sinistra (con l’ascoltatore di fronte all’impianto hi-fi) c’era il trio formato da Pat Mastelotto, Trey Gunn e Fripp; sulla cassa di destra l’altro trio con Bill Bruford, Tony Levin e Adrian Belew. Robert era entusiasta della nuova opera – “Il miglior album inciso dai King Crimson dal 1973 a oggi” disse e ne consigliò vivamente l’ascolto con le cuffie per non lasciarsi sfuggire i preziosi dettagli e la complessità delle tessiture strumentali che, a meno di non possedere un impianto Hi-Fi di altissima qualità, sarebbero andati perduti. Oltre all’anteprima dell’album in presenza di tutti gli allievi del corso, Robert mi fece ascoltare in separata sede anche una divertente versione di “VROOOM” ribattezzata “Beatle Mix” dicendomi che probabilmente sarebbe stata pubblicata su un singolo (di quella versione, onestamente, ho perso traccia). Tornai a Roma raggiante per la qualità del corso – uno dei migliori nella mia esperienza di allievo del Guitar Craft – e felice di avere preso i miei appunti su THRAK, brano per brano, visto che il CD sarebbe stato pubblicato circa un mese più tardi in Italia).
VROOOM rappresentava per me – Crimhead fin dagli anni Settanta – il grande ritorno sulla scena dei King Crimson dopo lo scioglimento che sembrava definitivo prima nel 1974, e poi ancora nel 1984. La mia band preferita era tornata sulla scena con un album potente, incredibilmente ben suonato, ben registrato, con una formazione che era il raddoppio esatto del classico trio rock (basso, chitarra e batteria) e con un repertorio di brani di grande impatto.
IL NUOVO STEREO MIX 2015 – Riascoltare dopo vent’anni THRAK nell’ultimo 2015 Stereo Mix a cura di Jakko Jakszyk e con l’approvazione di Robert Fripp (ovvero le due chitarre dei nuovi King Crimson Mark 8 riformatisi con 7 elementi nella seconda metà del 2014) è come ascoltare un nuovo disco. Nessuna esagerazione: il Mix 2015 presenta una chiarezza di particolari e un’ampiezza d’ambiente nella collocazione spaziale degli strumenti da far apparire il mix originale spento, con poca dinamica sulle frequenze, e perfino impastato, con gli strumenti dei diversi interpreti non perfettamente identificabili tra loro. Come se una gran quantità di suoni, di idee musicali e di strumenti fosse stato stipato a forza in un contenitore troppo stretto. Pressoché arduo all’epoca distinguere una linea di basso di Tony Levin da quella dello Stick di Trey Gunn, se non seguendo le raccomandazioni di Fripp sulla differente collocazione sui canali stereo. Il remaster di THRAK del 2002 aveva sicuramente introdotto qualche miglioramento, ma il risultato finale non si discostava poi molto da quello originale. Nel nuovo 2015 Stereo Mix, Jakko opera scelte radicalmente differenti e più invasive rispetto a quelle di Steven Wilson nei remix degli album precedenti. Wilson di base ha sempre rispettato la collocazione generale degli strumenti conferendo solo una maggiore chiarezza di dettagli, mentre Jakko ha aumentato di molto la distanza tra i vari strumenti aggiungendo perfino particolari non presenti nell’edizione originale: si ascolta un’inedita, breve linea di chitarra di Fripp nella parte finale di “VROOOM” in occasione del ritorno al tema di apertura, così come – per la prima volta in assoluto – l’inconfondibile suono sostenuto del chitarrista su “Dinosaur”. Non solo: Jakko corregge qualche errore o qualche nota fuori tono, o torna alla first take di un brano piuttosto che usare la versione che è poi comparsa nell’edizione finale. Se nei remix degli album dei Jethro Tull o degli EL&P Jakko aveva iniziato dal mix stereo per poi passare a quello 5.1, qui il processo è stato inverso. Jakszyk ha dovuto distaccarsi dal suo consueto modus operandi proprio per la grande quantità di informazioni sonore e musicali contenute in THRAK e spesso mescolate tra loro in modo approssimativo. La prima decisione è stata quella di portare una batteria in primo piano e l’altra dietro, per poi pensare a separare tutti gli strumenti processati digitalmente e registrati in stereo – le chitarre, le percussioni elettroniche e lo Stick di Gunn – e a come riposizionarli nei vari piani offerti dal surround. Se per ultimare il mix 5.1 – con la costante approvazione e i consigli di Fripp riguardo al posizionamento sui canali di alcuni strumenti – Jakko ha impiegato un tempo relativamente breve, non è stato così per lo Stereo Mix, rifatto per almeno tre volte nel corso degli ultimi due anni. Fripp era rimasto così ben impressionato dal Surround Mix che ogni volta che ascoltava il nuovo Stereo Mix ne rimaneva insoddisfatto. Così la scelta finale è stata quella di piazzare le due batterie in mono sui due canali – in pratica lo stesso approccio che veniva usato nei vecchi dischi della Tamla/Motown dove c’erano basso e batteria sul canale destro e il tamburino su quello sinistro – aggiungendo poi solo il riverbero in mono. Il risultato è evidente: c’è molto più spazio per l’ascolto sia della musica che delle parti individuali rispetto all’impasto stereo dell’insieme. Un approccio radicale a tal punto che l’ingegnere del master – racconta lo stesso Jakko – pensava che vi fosse un errore ascoltando il basso pesantemente sbilanciato sul canale destro. Ciò rende l’idea della vera e propria rivoluzione sonora nel 2015 Stereo Mix di THRAK e perché restituisce l’impressione di star ascoltando non una semplice riproposizione di un vecchio album, ma un nuovo disco, o perlomeno una nuova versione di quell’album.
THRAK – “VROOOM”, il brano di apertura, diventerà una sorta di inno di quella incarnazione della band. Simile nella struttura a “Red”, viene introdotto da un breve inserto di Mellotron, strumento che Fripp recupera dopo la sua totale eliminazione negli anni Ottanta. Il giro di basso di VROOOM è quello classico di un rock’n’roll a malapena riconoscibile perché stravolto e complicato da una costruzione armonica tipicamente frippiana, arricchita da clangori e su una base ritmica complessa e possente. La parte centrale è un incedere dolce e sognante di note cristalline arpeggiate sulla chitarra sulle quali si staglia un sensuale assolo di basso di Levin con il supporto dello Stick di Gunn.
Durante il drammatico incedere di “Coda: Marine 475” ora è possibile ascoltare chiaramente le voci di Fripp e Gunn che declamano una serie di numeri collegati al crollo in borsa della Lloyds nei primi anni Novanta.
In “Dinosaur” Adrian Belew ben rende il lamento del grande rettile preistorico al quale stanno sotterrando le ossa, mentre il chorus – costruito sullo stesso pattern di terza minore di “Cirkus” in Lizard – diffonde un’atmosfera da incubo. Fripp aveva presentato una prima bozza della canzone a Belew nella speranza che potesse diventare una sorta di controparte a “I Am The Walrus”. Affascinante la sezione centrale (al minuto 3.30) in cui Belew, Levin e Gunn si trasformano in un vero e proprio trio di musica da camera, prima di riprendere il riff su cui si staglia il ruvido assolo di Fripp, con i due batteristi che seguono tempi completamente differenti l’uno dall’altro. È questa l’arte dei King Crimson fin dal 1969: fare di una semplice brano pop qualcosa di più complesso e accattivante per un orecchio più esigente. E anche il principale motivo di ostilità nei loro confronti da parte dei puristi del rock’n’roll più primitivo.
“Walking On Air” è una canzone eterea e dolcissima che sembra composta e cantata da John Lennon, del resto da sempre i Beatles sono stati una delle maggiori influenze sia di Belew che di Fripp, che si superano con sovrapposizioni e assoli di grande classe.
“B’Boom” è un trascinante duetto di soli tamburi tra Bruford e Mastelotto, dalle forti tinte etniche, che introduce la title track, “THRAK”, brano di robusta e magmatica improvvisazione dalle atmosfere ossessive e inquietanti. La particolare scansione di tempi dispari sovrapposti crea un effetto suggestivo, come una massa lavica che sgorga da ignote profondità ed erompe violentemente in superficie. La brevissima “Inner Garden I” richiama alla memoria le primigenie tinte oniriche alla “Moonchild”: un arpeggio di chitarra, la voce malinconica di Belew e in sottofondo un lirico rullare di timpani.
Con la pulsante “People” la base ritmica è in primo piano, grande crepitare di stick e basso e un drammatico e trascinante refrain. La breve e misteriosa “Radio I” introduce la nuova versione (rispetto al mini album) della dolce e latineggiante ballad di “One Time”; quindi “Radio II” (brevissimo intermezzo di Soundscapes frippiane), ancora la reprise di “Inner Garden II” e il funk blues stravolto e lunare di “Sex Sleep Eat Drink Dream”, reso ancor più drammatico dalle incursioni di mellotron. Il CD si chiude con “VROOOM VROOOM”, versione con variazioni sul tema del brano di apertura, nella cui sezione centrale c’è una vera e propria autocitazione di “Red” (in realtà una parte composta per quel brano ma poi scartata), seguito dall’anarchia strumentale e melodica di “VROOOM VROOOM: Coda”.
VERSIONI –THRAK è proposto in due edizioni: una, la 40th Anniversary Series, composta da due supporti: un CD con il remix 2015 dal nastro master originale multitraccia e un DVD audio con l’album originale remixato in MPL Lossless 5.1 Surround e DTS 5.1 Digital Surround, con il 2015 Stereo Mix in MLP Lossless Stereo (24/96) e PCM Stereo 2.0 (24/96) e infine dal mix originale dell’album, quello del 30th Anniversary Remaster del 2002, in PCM Stereo 2.0 (24/48).
L’altra versione è il THRAK BOX – Live and Studio Recordings 1994-1997, edizione limitata consigliata a chi dei King Crimson deve avere tutto, e anche di più. Il box contiene ben 16 dischi di cui 12 CD con rarità inedite quali le registrazioni stereo su DAT delle sessioni di incisione dell’album; il mini album VROOOM rimasterizzato e completato con alcune tracce delle sessioni di registrazioni; una compilation di improvvisazioni dal vivo dei tour del 1995 e 1996 mai pubblicate prima; una compilation dei single, tracce promo, mix e lati B e altri brani mai commercializzati in precedenza; concerti del 1995 a Londra, a New York rimasterizzati; il concerto completo di Mexico City al Teatro Metropolitan del 1996. Due i DVD: uno Audio identico a quello dell’edizione 40th Anniversary Series, l’altro Video contenente il concerto al Warfield Theatre di San Francisco e i Road Movies di Tony Levin. Infine due Blu-Ray. Il primo contiene tre album al completo remixati in 5.1: THRAK, ATTAKcATHRAK e Kcensington THRAK più altri tre album in Hi-Res: JurassiKc THRAK, THRaKaTTaK and B’Boom (Official Bootleg – Live In Argentina). Il secondo Blu-Ray contiene il concerto completo ripreso al Warfield Theatre di San Francisco nel 1995 – mai pubblicato prima – più altri vari e rari footage dei concerti di Tokyo, dei Road Movies di Levin e del THRAK Electronic Press Kit. Il tutto completato da un libretto di 40 pagine con foto inedite, note di copertina di Sid Smith (il biografo ufficiale dei King Crimson), note tecniche di David Singleton più vari memorabilia.