C’è un mondo parallelo al “Palazzo”.Voci di donne e uomini a cui la Crisi ha cambiato la vita. Ho visto una donna anziana piangere perché non poteva più avere gratuitamente un farmaco. Una nuova disposizione che la priverà di un diritto acquisito e di una cura necessaria. Problemi che non toccano la Casta, che, al primo malessere frequenta studi medici con segretarie in tailleur, dove si pagano onorari a 3 cifre. C’è stato anche chi per operarsi di cancro, ha fatto sgomberare un intero reparto per “problemi di sicurezza”.
Il Paese reale si incontra nei mezzi pubblici ma anche nelle sale d’attesa delle ASL, dove i “pazienti” raccontano la loro storia. Come Hamadi, un autista egiziano che aspetta di essere visitato in una Casa della Salute, una delle nuove strutture aperte anche di sabato e domenica, quando lo studio del medico di famiglia è chiuso.
Il luogo è accogliente e pulito. Ogni tanto un’infermiera raccoglie le impegnative. Hamadi è inquieto. Chiede se qualcuno conosce il medico che lo deve visitare. Un signore anziano dice che sono venti anni che lo cura ed è sempre disponibile.
Siamo tutti più sereni. Hamadi ci racconta il suo sintomo, la follia di un pronto soccorso che gli da un farmaco per calmare il dolore, ignorando la causa del suo malessere. Gli suggeriamo un buon Ospedale per fare accertamenti e gli diciamo di far aggiungere “urgente” sulla ricetta.
Entra nello studio e ne esce dopo venti minuti, sorridendo e mostrando una ricetta con cui potrà fare al più presto un’indagine. Potrebbe essere tardi. Ma la prevenzione non abita più qui. Ho visto un gastroenterologo e un oncologo litigare sulla frequenza con cui un paziente, che aveva avuto un tumore, doveva fare i controlli, sempre per “risparmiare”.
Si tira la cinghia, ma non per i ricchi, che con un buon check up annuale si tolgono tutti i dubbi. Per i comuni mortali si grida allo spreco, alle mammografie troppo frequenti, ignorando che una malattia presa in tempo evita ricoveri e spese più gravose per la comunità. E magari si renderebbe più serena la vita di persone come Hamadi, che aspettano mesi per una diagnosi e una cura.