NICHELODEON/INSONAR – Non è un caso se Claudio Milano, autore e ricercatore vocale, con la sua band/progetto NichelOdeon si è classificato nel 2010 primo tra i sei finalisti della XIV edizione della rassegna Omaggio a Demetrio Stratos (l’indimenticato genio vocale degli Area) con il videoclip “Apnea”, anteprima dell’album Il gioco del silenzio e del dvd Come sta Annie? Twin Peaks 20th anniversary show. E ancora NichelOdeon si classifica secondo l’anno successivo per il premio 5 Giornate per la Musica Contemporanea e d’Avanguardia e per il Premio Darwin/Stratos. I membri dei NichelOdeon collaborano poi al progetto Insonar di Claudio Milano e Marco Tuppo, dedicato alla sperimentazione sul suono e la voce intesa come strumento, che esordisce nel 2011 con una partecipazione all’album TRE dei Pierrot Lunaire di Arturo Stalteri, al quale collabora una miriade di musicisti tra i quali Elliot Sharp, Trey Gunn, Pat Mastelotto, Nik Turner, Paolo Tofani, Walter Calloni, Dieter Moebius.
MONDI FLUTTUANTI – A nome di NichelOdeon/Insonar è stato pubblicato il recente Ukiyoe/Mondi fluttuanti – Quickworks and Deadworks (Snowdonia/Audioglobe), un box con un cd audio e un dvd film ad opera del regista Francesco Paolo Paladino e illustrazioni, dipinti e foto di pannelli polimaterici creati dallo stesso Milano. Il box è stato anticipato da un singolo non incluso nel cd, dal titolo “Tutti i liquidi di Davide”, una ballata intima e agrodolce per voce, archi, cister, cornamusa, percussioni ed elettronica. Mentre nelle precedenti uscite discografiche lo strumento trainante era stato prima un pianoforte, poi un’arpa elettrificata, questa volta il suono guida è quello della fisarmonica – strumento molto legato alle origini meridionali di Claudio – e il lavoro è incentrato sul mare, sulla sua potenza capace di alterare le coscienze, sulla sua capacità di avvicinare e allontanare percorsi, di fare e disfare, di costruire e distruggere. Il titolo dell’opera deriva infatti dal nome di una particolare stampa artistica giapponese che in italiano è traducibile come Mondi Fluttuanti: “Vivere momento per momento, volgersi interamente alla luna, alla neve, ai fiori di ciliegio e alle foglie rosse degli aceri, cantare canzoni, bere sake, consolarsi dimenticando la realtà, non preoccuparsi della miseria che ci sta di fronte, non farsi scoraggiare, essere come una zucca vuota che galleggia sulla corrente dell’acqua: questo, io chiamo ukiyo” (Asai Ryōi -1662).
Fin dalle note di “Veleno” (“Fluttuo la vita a vedermi invecchiare / ché non si può essere figli in eterno di madri e neanche di padri / né di questa Storia, che non rende il dato. / Scorro la vita a sapermi invecchiare / ché non si può essere madri e padri in eterno, di figli di questa vita, / che niente rende, se non qualche idillio”) la poetica di Claudio si presenta nei suoi tratti essenziali: l’amore per la filastrocca, per la ripetizione ossessiva di suoni e parole che fanno emergere istanze psicologiche profonde, il tutto interpretato da Milano e dalla soprano Laura Catrani con una flessibilità/fluidità vocale impressionante. Emerge il grande lavoro strumentale di Vincenzo Zitello al violoncello, della Scherl al violino, da Pissavini al contrabbasso e Chiapperini al clarinetto con la chitarra di Seravalle e l’arpa di Moretti.
“Fi(j)ùru d’Acqua” (riaffiora anche qui l’idioma salentino) gioca sull’assonanza dei termini fiore e figlio e i versi di Rainer Maria Rilke “Nulla come la bocca di un dio è muto. / La bellezza di un cigno, / sulla sfera incorporea della sua eternità: / così passa e s’immerge / serbando intatto il suo candore” vengono interpretati da Claudio con un’intensità da far venire i brividi.
“Marinaio” colpisce per i suoni surreali, talvolta sinistri e stridenti degli archi che riecheggiano i gabbiani, mentre Milano canta i versi composti da Paladino in cui la natura e l’amore, alla fine, hanno la meglio su tutto “Marinaio / ricordo lontano / gli scogli non posso scordare / che le meduse ci hanno illuminato per fare l’amore”.
In due minuti “Ohi Mà (Nel Mare che hai Dentro)” scava più di ogni altro brano nel background culturale di Claudio, con l’uso del dialetto più stretto: un gioiello che racchiude il dolore immenso di un figlio che affida alla propria made le sue ceneri affinché vengano disperse nel mare o vendute al miglior prezzo.
“I Pesci dei tuoi Fiumi” cita un brano della Bibbia da Ezechiele 29:4; 29:5 adattato da Paladino: qui ancora i vocalizzi estremi di Milano si fanno apprezzare in tutta la loro significanza evocativa: Claudio fa un uso della voce che ricorda a chiare lettere la lezione impartita da Demetrio Stratos.
L’album si chiude con “MA(r)LE” dove si gioca con l’assonanza di Mare e Male: in apertura della lunga composizione di 19 minuti (suddivisa nelle tre sezioni “Tsunami”, “Into the Waves” e “Mud”) i fiati ricordano le sirene delle navi. Subito dopo è Milano a irrompere con le sue incredibili armonizzazioni, prima che inizi un viaggio nel free più spericolato. Quindi è la fisarmonica a tornare padrona della scena, con ampi spazi lirici e i possenti, a tratti dolci, vocalizzi di Milano; prima che si piombi nell’oscuro vortice marino/sonoro dell’ultima sezione, inquietante e tenebroso.
QUICKWORKS/DEADWORKS – Nel dvd c’è il film di Francesco Paolo Paladino, un cortometraggio interpretato da Carolina Migli Batyeson, Giada Galeazzi, Gianluca Prati e Luka Moncaleano: quattro persone si trovano costrette ad attraccare su un’isola a causa di problemi con la navigazione. Da qui si sviluppa una trama fatta di lunghe attese e silenzi tra l’irreale e il surreale che fanno emergere i lati più reconditi delle loro personalità. Il tutto con le musiche di Milano.
Claudio Milano si conferma come uno dei più lucidi e creativi artisti d’avanguardia, dotato di una capacità vocale potente particolarissima: artista tanto apprezzato ed esaltato oltre i confini nazionali quanto troppo spesso dimenticato in patria. Ukiyoe, come altri lavori precedenti, necessita di diversi ascolti per sedimentare nell’esperienza dell’ascoltatore: la forza emotiva e strutturale dell’atto compositivo è talmente intensa da penetrare nel suo subconscio, rendendolo un soggetto attivo capace di entrare in risonanza cognitiva con l’autore, di smuovere istanze sopite che riaffiorano in momenti inaspettati, come il sapore di alcuni sogni che torna durante i momenti di veglia. La musica di Claudio Milano ha un potere evocativo terribile e drammatico, dolce o aspro: forse si tratta di Arte nel senso più vero del termine.